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Covid, prove di normalità: stop alle mascherine all’aperto e stadi più affollati

L’Italia tornerà a respirare a pieni polmoni a partire da venerdì 11 febbraio. Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha firmato l’ordinanza che ufficializza lo stop alle mascherine all’aperto in tutta Italia. L’interruzione dell’obbligo riguarda quindi tutte le Regioni, non solo quelle in zona bianca, come inizialmente ipotizzato. Sarà comunque necessario portare con sé la mascherina e indossarla in caso di assembramenti.

Il cammino verso il ritorno alla normalità procede spedito e ha fissato anche un’altra data cruciale: quella in cui la mascherina non sarà obbligatoria nemmeno al chiuso. E’ questa la novità più importante emersa ieri. Se la curva dei contagi dovesse continuare a scendere, a partire dal primo aprile, giorno successivo alla fine dello stato di emergenza, non sarà necessario coprire il volto nemmeno nei luoghi al chiuso.

Sempre dal primo aprile anche gli stadi dovrebbero tornare a riempirsi al 100% della capienza. Il ritorno dei tifosi sugli spalti sarà graduale: l’ordinanza firmata ieri prevede infatti che a partire dal primo marzo negli impianti sportivi all’aperto si potrà occupare il 75% dei posti, mentre al chiuso il limite sarà fissato al 60%.

Il governo ha così imboccato la strada che nei prossimi mesi porterà all’allentamento di quasi tutte le restrizioni. Lo ha fatto confortato anche dai numeri che arrivano dalle reti ospedaliere: i ricoveri calano in area mediche così come in terapia intensiva. Anche nel Lazio gli ospedali sono tornati a respirare. Ma la pressione delle ultime settimane ha presentato il conto: i pazienti non Covid arrivano sempre più spesso in condizioni critiche. Con i posti letto occupati il tempo di attesa si allunga, e trovare posto è difficile anche al pronto soccorso. Per questo la Regione sta studiando un piano per riattivare reparti e padiglioni dismessi, per facilitare l’accoglienza dei nuovi pazienti.

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