Assolta con formula piena la presidente di Lucha y Siesta. Così il giudice monocratico di Roma ha deciso questa mattina sul caso dell’occupazione dell’ex immobile Atac in via Lucio Sestio al Tuscolano.
Roma, Lucha y Siesta assolta per l’occupazione dell’immobile in via Lucio Sestio
Il giudice ha assolto la presidente della Casa delle donne ‘Lucha y Siesta’, imputata per l’occupazione dell’immobile. Al termine dell’udienza fuori dal tribunale si sono ritrovate attiviste e attivisti dell’associazione, difesa dall’avvocatessa Federica Brancaccio, che hanno affisso uno striscione con scritto “l’antiviolenza non si processa”.
“Siamo dovuti arrivare alla quarta udienza ma finalmente possiamo dire che Lucha y Siesta è stata assolta, è una vittoria collettiva, di tutte e tutti” ha detto una rappresentante della Casa delle donne al termine dell’udienza con sentenza festeggiata con un brindisi in strada.
“Un’assoluzione dovuta ma non scontata”
Secondo Lucha y Siesta si tratta di “un’assoluzione dovuta, come il ritiro della costituzione di parte civile di Atac spa e Comune di Roma, ma non scontata in un paese dove la giustizia rischia di perdersi in percorsi lunghi e contorti. Una giustizia cieca, che mette sul banco degli imputati chi costruisce spazi di partecipazione e democrazia contro la violenza di genere e si dimostra spesso clemente con chi la violenza la agisce”.
“Siamo felici, siamo gioiose e siamo ancora furiose. Per troppo tempo – prosegue la nota diffusa dalla Casa delle donne Lucha y Siesta – questo assurdo processo ha occupato il nostro pensiero e preoccupato il vivere quotidiano di tutta la rete transfemminista che Lucha y Siesta è e rappresenta, e che oggi ringraziamo per esserci stata sempre. Quindi oggi ci liberiamo ancora una volta dalla violenza di un potere che sentiamo cedere sotto i nostri passi e che continueremo a combattere anche nel confronto sul futuro di Lucha y Siesta”.
Revoca della convenzione, “La Regione Lazio dovrà mettere via l’atteggiamento carico di pregiudizi”
“La Regione Lazio, proprietaria dell’immobile, dovrà mettere via l’atteggiamento carico di pregiudizi che ha finora dimostrato di avere con la revoca della Convenzione tra Regione e Casa delle donne Lucha y Siesta, l’unico strumento valido perché costruito insieme all’istituzione stessa. Poco importa dei cambi di presidenti in Regione, Lucha y Siesta deve continuare a vivere in via Lucio Sestio 10, perché lì è la sua prima casa” conclude l’associazione.