La GB srl aveva presentato un ricorso al Consiglio di Stato a seguito di una gara con cui era stato messo a bando uno stabilimento e che lui aveva vinto, ottenendo il diritto a gestire la struttura balneare. La gara era corretta, è questa la sentenza del Consiglio di Stato che è stata emessa a metà giugno. Adesso la gestione dell’intera costa romana potrebbe essere rimessa in discussione.
Precedentemente il TAR si era già espresso non condividendo ciò che il ricorrente chiedeva. Il bando sulle spiagge fatto durante l’amministrazione Raggi avrebbe dovuto tener conto del Piano di utilizzazione degli arenili (Pua) che ad oggi però è in fase di elaborazione. Esiste però un Piano regionale che per il Consiglio di Stato basta per mettere a gara le concessioni.
La sentenza
Cosa dice la sentenza? “All’indomani dell’approvazione del PUA regionale e nelle more dell’approvazione di quelli comunali il legislatore ha ammesso il riavvio da parte dei comuni dell’attività concessoria, limitatamente a una stagione balneare Quindi, il legislatore regionale ha ritenuto che l’approvazione del PUA regionale costituisse il presupposto – per così dire – necessario e sufficiente per ammettere quantomeno il riavvio dell’attività concessoria, sia pure a termine e con procedura comparativa, nel rispetto delle previsioni di piano regionale.” Questo è quanto si legge nella sentenza ed è esattamente quello che potrebbe portare al ripensamento delle spiagge attrezzate di quella parte del litorale romano.
L’attuale sindaco aveva sospeso “in autotutela” la gara indetta dall’amministrazione Raggi. Infatti senza offerta erano rimasti 13 stabilimenti e 2 chioschi. L’amministrazione aveva pensato ad una proroga, pur di non far chiudere tante strutture balneari. Scelta che però è stata contestata da chi quel bando lo aveva vino, come GB srl.
Da Palazzo Spada quindi ora si sa che quel bando era regolare.