Qui la copertina della puntata di Extra “Guerra in Ucraina, chi pensa a costruire la pace?”
“Chi pensa oggi alla pace per far cessare il sangue e il rumore delle armi nel conflitto tra Russia e Ucraina? A parte Papa Francesco e le iniziative diplomatiche portate avanti in queste settimane dalla Santa Sede, mai come in questo conflitto sembra non esserci spazio per la diplomazia e per il pensiero della non violenza: nulla si muove a livello istituzionale, dove a parte le timide ed estemporanee iniziative di alcuni stati manca una leadership autorevole e super partes che sia in grado di chiamare attorno a un tavolo i due paesi belligeranti.
Ma la via del dialogo è pressoché scomparsa anche a livello mediatico e questo è ancora più curioso specie in un paese come l’Italia, dove storicamente il pacifismo ha sempre incontrato il favore di una buona fetta della popolazione e la simpatia dei giornalisti: e invece, contrariamente a quanto è accaduto in passato per la Guerra del Golfo e quella Balcani, o in tempi più recenti per i conflitti in Iraq e in Afghanistan o ancora le operazioni militari in Libia, il popolo della pace non fa notizia neanche come nota di costume o di colore…
Inutile oggi provare a fare congetture per spiegare questa anomalia. Forse un giorno tra molti decenni saranno gli storici ad aiutarci a capire come leggere i fatti di questi mesi ma intanto c’è chi, nel silenzio totale, lavora per la pace o anche solo per portare un segnale di vicinanza ai due popoli in guerra a cominciare, ovviamente, dall’Ucraina invasa nel febbraio di un anno fa e che di giorno in giorno, di attacco in attacco, perde progressivamente la propria identità, le proprie città, i propri edifici e tante, troppe vite. È la macchina della solidarietà, portata avanti spesso da organizzazioni non governative e di volontariato, religiose ma anche laiche ma c’è anche chi, con coraggio, prova a rilanciare anche una nuova cultura della pace che veda proprio nell’Europa la via per una nuova stagione di pace e dialogo.”
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