I poliziotti romani faticano a ricevere la pensione. L’allarme arriva da Antonio Patitucci, segretario generale del Silp Cgil di Roma e del Lazio, che in una nota ha denunciato: “I poliziotti romani a fine carriera, raggiunta l’agognata pensione, invece di godere di un po’ di serenità, si ritrovano a vivere l’inizio di un incubo. Passano i mesi e l’emolumento pensionistico non viene accreditato sul conto corrente: non parliamo di eccezioni ma della negazione di un diritto soggettivo, garantito dalla legge, che spesso si protrae per 5/6 mesi, a volte anche per un intero anno”.
Aggiunge Patitucci: “Questo scandalo dura da diversi anni e l’Inps di Roma Eur si limita a trincerarsi dietro il muro burocratico della mole di lavoro. Spesso vengono sbagliati anche i conti. Ex pubblici ufficiali di ogni ordine e grado si vedono così costretti a chiedere un prestito per curarsi, pagare il mutuo, le bollette o arrivare a fine mese. C’è chi non ha liquidità da parte e non può chiedere un ulteriore prestito, ci sono colleghi separati o con familiari gravemente malati a carico. Ci troviamo di fronte a uno scandalo da terzo mondo dove, come se nulla fosse, lo stato di diritto e gli obblighi di legge non vengono rispettati, a dispetto della dignità delle persone, delle famiglie dei poliziotti e delle poliziotte”.
E ancora: “Nei prossimi anni, entro il 2027, andranno in pensione decine di migliaia di uomini e donne della Polizia di Stato, 40mila circa, e di questo passo le cose non potranno che peggiorare. Per questo chiediamo le immediate dimissioni del presidente dell’Inps Pasquale Tridico. È intollerabile che pubblici ufficiali che hanno servito lo Stato e garantito la sicurezza dei cittadini per oltre 35 anni adesso si trovino in queste condizioni per la sua manifesta incapacità”.
Conclude il segretario generale del Silp Cgil di Roma e del Lazio: “Lui stesso verrà chiamato in causa come responsabile in solido, unitamente al funzionario addetto alla procedura di pensionamento, per colpa grave e per i danni arrecati ai pubblici dipendenti che vanno in quiescenza. Chiediamo al ministro Matteo Piantedosi e alla presidente del Consiglio dei Ministri Giorgia Meloni di intervenire con urgenza per sanare questa inaccettabile ingiustizia”.
G.