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Vaccini Lazio, via libera del ministero per AstraZeneca fino a 65 anni. Per i medici di base solo 20 dosi a settimana

Dal primo marzo la campagna di massa negli studi dei medici di famiglia, ma mancano i vaccini. D'Amato: "Non possiamo fare di più". Scontro Raggi-Regione

VACCINI

Confusione. È forse questa la parola che meglio descrive la situazione della campagna vaccinale in Italia. Anche nel Lazio dove, nonostante i numeri incoraggianti rispetto ad altre regioni e all’avvio ieri delle vaccinazioni a docenti e personale scolastico, la girandola di informazioni, novità e cambiamenti varia alla velocità del virus.

Eppure la Pisana si era fatta trovare pronta: centri vaccinali all’avanguardia, da Fiumicino alla Nuvola di Fuksas, passando per l’hub di Termini, modelli e oggetti di studio anche fuori dai confini regionali. Finora, a onor del vero, la somministrazione agli over 80 procede spedita con oltre 85mila inoculazioni effettuate.

Ma a preoccupare è il proseguimento della campagna vaccinale di massa attraverso i medici di famiglia. Partirà il primo marzo e ai nastri di partenza ci sono tutti: mancano, però, i vaccini. Negli studi dei circa 4000 mila medici in regione arriveranno solo venti dosi a settimana. “Ora non possiamo fare di più”, ha spiegato sconsolato l’assessore alla Sanità, Alessio d’Amato, fiducioso di poter vaccinare ‘almeno’ 320mila persone in un mese.

E mentre il ministero allarga la platea delle persone (fino a 65 anni) che potranno ricevere il farmaco AstraZeneca, il Campidoglio tira una frecciata alla Pisana: “Non state dando precedenza ai disabili”. Durissima la replica di D’Amato: “La Raggi è assente da un anno nella gestione della pandemia. Non penserà di fare campagna elettorale strumentalizzando?”. Confusione, dicevamo, è la parola che meglio descrive la situazione.