Qui la copertina che introduce al tema della puntata di Extra del 22 maggio 2024.
Tra i politici c’è chi definisce i tassisti una vera e propria casta: sulla carta, stando ad un recente censimento, le licenze attive sono 20mila e Roma e Milano – rispettivamente con circa 7500 e 4800 auto – sono le città con più operatori. Pochi, secondo quanto recitano periodicamente le cronache che soprattutto d’estate o in occasione di grandi eventi mostrano lunghe code di passeggeri ai terminal in attesa di una corsa libera.
Da anni i governi di un po’ tutti i colori hanno cercato di intervenire: se la legge che regolamenta il settore è del 1992 e da allora ha finito per cristallizzare il mercato delle licenze – perché i comuni non ne hanno più rilasciate e quelle esistente sono diventate merce di compravendita tra i legittimi proprietari – ogni tentativo di riforma del settore è naufragato nonostante nel 2006 il decreto Bersani, prima, e la direttiva europea Bolkestein permettessero sulla carta di intervenire.
Taxi, adesione altissima o no?
Ogni volta però le stesse scene: strade invase dai taxi e politici costretti a fare dietrofront. Lo scorso autunno il governo Meloni ha varato un decreto Asset che ha rimescolato le carte, favorendo per esempio la scelta del comune di Roma di annunciare il rilascio di mille nuove licenze entro l’estate. Anche in questo caso le proteste non sono mancate, ma i tassisti che anche lo scorso 21 maggio hanno incrociato le braccia, pestano i piedi anche contro i tradizionali nemici degli ncc, ma anche contro Uber e la progressiva deregulation del settore. I promotori parlano di adesione altissima anche se il fronte sindacale non è compatto e minacciano già un nuovo sciopero prima delle prossime elezioni europee.