Home NOTIZIE ATTUALITÀ Grottaferrata, il pasticcio degli alloggi popolari venduti ma non registrati (VIDEO)

Grottaferrata, il pasticcio degli alloggi popolari venduti ma non registrati (VIDEO)

Terminata l'epoca in cui era lo stato a costruire gli alloggi popolari, si è sperato che fosse il mercato ad adattarsi alle esigenze

Qui la copertina che introduce al tema della puntata di Extra del 20 febbraio 2024: “Grottaferrata, il pasticcio degli alloggi popolari venduti ma non registrati.”

La fame abitativa è un problema nazionale di lunga data che – lo abbiamo detto tante volte – nel caso di una città come Roma, con oltre 14mila famiglie in attesa di un alloggio a canone calmierato, assume le caratteristiche di una vera e propria emergenza.

Le cause di questa fame di case sono molteplici e frutto di decenni di disattenzione istituzionale a un problema diventato sempre più grave: terminata l’epoca in cui era lo stato a costruire le cosiddette case popolari, si è sperato che fosse il mercato ad adattarsi alle esigenze delle varie fasce di reddito ma così non è stato.

Se poi aggiungiamo le difficoltà di gestione del patrimonio immobiliare pubblico, le crisi economiche e l’inflazione che hanno impoverito ancora di più le famiglie e il fenomeno delle occupazioni abusive, ecco perché sembra impossibile arrivare ad una soluzione.

Alloggi popolari nella Capitale

Roma, in tal senso, è in buona compagnia perché anche a Milano e in altre città italiane il fenomeno è presente anche se magari in misura minore. Succede così anche negli altri centri, dove le amministrazioni faticano a manutenere i propri immobili e cercano di venire incontro a chi si trova in difficoltà. Tutto più o meno velocemente, tra difficoltà di budget e lungaggini burocratiche.

E non mancano neppure gli inconvenienti clamorosi, come a Grottaferrata sulle pendici dei Colli Albani: qui tra il 1988 e il 1991, sessantatré alloggi popolari costruiti dallo Stato furono acquistati dagli aventi diritto attraverso la stipula dei relativi contratti. Di questi però, solo quarantacinque furono trascritti e registrati mentre altre 18 famiglie pagarono l’acquisto ma il loro contratto non venne registrato. E ora il Comune chiede aiuto alla politica nazionale