Tra varie polemiche e prese di posizione politiche il contratto di Luca De Fusco, nominato dg del Teatro di Roma, ancora non c’è. Domenica il presidente della Fondazione, Francesco Siciliano, dopo aver preso parte al sit-in di protesta davanti all’Argentina, ha spiegato che la firma spetta a lui in qualità di legale rappresentante. Un messaggio, neanche troppo velato, ai tre consiglieri di maggioranza in quota centrodestra che si sono riuniti senza di lui (assente anche l’altra rappresentante del Comune, Natalia Di Iorio) per deliberare. Se non fosse che il vicepresidente della Fondazione, Danilo Del Gaizo, avvocato dello Stato in quota Regione, ha fornito un’altra versione, ovvero che è stato trasmesso il verbale a chi era presente nella seduta di sabato, deve essere rifinito e solo dopo si passerà al contratto, quando sarà reso pubblico l’esito della riunione. Nel frattempo, non bastasse l’alert di Siciliano sul fatto che l’ostruzionismo potrebbe continuare, in Campidoglio non sembrano intenzionati a mollare la presa: «Siamo disposti a sederci di nuovo tutti intorno a un tavolo per trovare una soluzione – è quanto filtra da Palazzo Senatorio – a patto che De Fusco faccia un passo indietro». Anche il governatore del Lazio Rocca è intervenuto sulla querelle politica innescata dalla designazione del nuovo dg: “Sulla cultura la sinistra si sente padrona di occupare tutti gli spazi, ora dovrebbe essere Siciliano a dimettersi, avendo provato a rimandare il cda, sapendo di essere in minoranza”. Insomma, la querelle è ancora tutta aperta.