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I film al Municipio III: Un Quartiere da Oscar

Da venerdì 15 a domenica 17 dicembre si è svolta “Un Quartiere da Oscar”, la mostra di fotografie, locandine, oggetti di scena e video dei principali film girati nel territorio del Municipio III. L’Associazione LIVE, con il contributo di Regione Lazio e Comune di Roma, ha raccontato questo vero e proprio set a cielo aperto.

«115 film che vanno da un film del 1910 come Anita Garibaldi che è stato girato a Ponte Nomentano fino a film che stanno uscendo in questi giorni come “Non ci resta che il crimine” la serie» ha detto Massimiliano Cacciotti, presidente Associazione LIVE

«Abbiamo qui dei mostri sacri, come la cinepresa con cui Mario Monicelli ha girato i Soliti Ignoti» ha raccontato Fabrizio Bevilacqua, consigliere Municipio III di Roma.

La mostra aperta al pubblico e gratuita si è svolta all’interno dell’Aula Consiliare del Terzo Municipio di Roma, in piazza Sempione. Oltre 100 film selezionati dopo un’attenta ricerca hanno evidenziato quanto quartieri come Montesacro o Vigne Nuove hanno fatto da sfondo a scene di alcuni dei molti capolavori italiani e internazionali più amati, come “I soliti ignoti” di Mario Monicelli, “Ladri di biciclette” di Vittorio De Sica o “Un sacco bello” di Carlo Verdone.

Un quartiere da Oscar, il cinema di allora

Come è cambiato il cinema di ora rispetto a quello di una volta? A questa domanda ha risposto Maurizio Maggi, collezionista. «È tutto cambiato. A mio avviso dico che è più facile adesso. Prima non c’erano tutti questi contatti elettronici da poter fare via radio, i fuochi, gli zoom, le riprese… È molto più semplice adesso. Lo vedi subito se sbagli. Quando ho fatto il film “Un borghese piccolo piccolo” non c’erano i monitor per vedere se andava bene quello che avevo ripreso. Io ero l’unico che diceva a Monicelli “questa è buona”».

Dietro ai film ci sono tante persone che mettono passione in quello che fanno, come Adolfo Bartoli, direttore della fotografia, ruolo che, come dice lui stesso, “è il numero due del set. Prima arriva il regista e poi arriva lui. È quello che mette le atmosfere giuste nel set con le luci ed è un lavoro molto difficile. Ci si arriva per gradi.”

Anche l’attrice Giorgia Gambuzza è passata a visitare la mostra e lei stessa è rimasta colpita dal numero di film che sono stati girati in quel di Montesacro. «Da montesacrina lo dico, è bello scoprire quanto effettivamente il nostro quartiere sia ricco di storia cinematografica. Mi sento molto orgogliosa di questo e a dire il vero tante cose non le sapevo. Venir qua è stato molto interessante perché ho scoperto tante cose. È bello perché c’è tanta storia dietro a tutto questo.»

Uno dei pezzi forti della rassegna è stata la presenza di Mua Italia, l’associazione Truccatori ed Effetti speciali in rappresentanza di quel mondo che dietro le quinte contribuisce al grande risultato finale. Dorina Forti, presidente Fondatore, racconta un po’ la storia dell’associazione. «Mua significa “make up artist” e si parla di truccatori, parrucchieri ed effettisti speciali. Abbiamo 15 gruppi regionali in tutta Italia e ogni gruppo ha un capogruppo che si occupa della propria regione. Ho creato tutto questo dopo la pandemia perché ci siamo accorti che non eravamo tutelati in qualità di truccatori. Questa associazione nasce subito dopo la pandemia e nel giro di poco tempo siamo diventati grandi. Sono stata anche dal ministro Sangiuliano, proprio con la mia associazione, e siamo l’unica che fa parte del codice dello spettacolo.»
Spesso, però, il ruolo del truccatore opera in sordina, nonostante il suo compito sia fondamentale, e anche le tutele di cui gode sono in bilico. «Il nostro è un ruolo fondamentale che però la gente non sa. Non è solamente un fattore del truccatore che fa gli effetti speciali, ma anche del personaggio che deve essere inquadrato.» E allora, cosa manca in questa categoria come protezione dello stesso lavoro che svolge? «Manca una certificazione che noi adesso come associazione abbiamo creato. Poi quasi tutte le scuole sono scuole private, dove tu paghi per andare a fare il corso. E ancora, quello che vedi su YouTube non ha niente a che vedere col nostro lavoro.» E poi «noi diciamo che il truccatore fa parte dell’estetista… Dovresti essere estetista, altrimenti non potresti nemmeno togliere le sopracciglia, tanto tanto per dirtene una. Noi abbiamo pensato di chiedere al ministro che il nostro lavoro sia separato dall’estetica perché a volte non ha niente a che vedere. Se sei artista, non sei estetista: non devi andare a incidere sulla pelle, tu devi incidere sopra la pelle. Poi oggi c’è gente che ha buttato giù i prezzi, che va a lavorare gratis, c’è il lavoro nero.»
E su questo, a dire la propria, c’è anche la giovanissima Marlene, assistente di Dorina Forti e socia dell’associazione. «Ci sono molte persone che lavorano gratuitamente, ci sono ganci, oppure si entra a lavorare in quel settore per nome di qualcuno… Ce ne sono tante di cose. A me è sempre piaciuta l’arte e prima si parlava di questo. Noi siamo artisti, creiamo da una tela bianca. All’inizio può spaventare, ma quando ci sei dentro e inizi a capire che è la tua strada anche se devi fare molto lavoro, bisogna resistere.»

Un quartiere da Oscar, I tour per Vigne Nuove

A chi non piacerebbe fare un tour tra i luoghi in cui sono state girate alcune scene di film noti e meno noti e sentirne raccontare gli aneddoti e le storie? Alessandro Cecere di Cineservice Vigne Nuove ha fatto vivere ai partecipanti l’emozione di essere su un set cinematografico attraverso un tour organizzato. Tra i partecipanti, anche l’attore Vladimir Randazzo, che ha rilasciato una dichiarazione ai microfoni di Radio Roma cogliendo la peculiarità di questa esperienza. «Presupporre che la città possa letteralmente servire ad entrare all’interno di un’operazione alla fine porta beneficio a tutti, da qualsiasi punto di vista. Fa partecipare la comunità del posto, dà una connotazione differente – quindi anche a volte un’elevazione – ad un luogo. Il fatto di non riuscire a riconoscerlo in realtà nella fattispecie dell’argomento cinematografico è anche un bene perché significa che scenograficamente è stato attualizzato e adattato a quello che poi è il progetto.»

Radio Roma in occasione ha realizzato un mini documentario per raccontare MONTESACRO: UN QUARTIERE DA OSCAR.

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