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Roma

Blitz degli ambientalisti di Greenpeace a Roma, scalano palazzo all’Eur e calano striscione

Uno striscione lungo dieci metri che sventola sul palazzo all’Eur. Blitz di Greenpeace questa mattina all’alba a Roma. Gli attivisti-acrobati si sono arrampicati sul palazzo dell’Eni per calare uno striscione con la scritta “Today’s emissions = tomorrow’s deaths”.

Blitz degli ambientalisti di Greenpeace a Roma, scalano palazzo all’Eur e calano striscione

Inoltre sono state proiettate sul quartier generale della compagnia diversi messaggi, tra cui “Giustizia climatica ora” e “I combustibili fossili uccidono”. In contemporanea, altre attivisti e attivisti hanno portato nei pressi dello stesso palazzo un’installazione di 8 metri di lunghezza con il messaggio “ENI’s legacy = climate deaths”. Sul posto sono intervenuti gli agenti del Commissariato Esposizione che hanno proceduto a identificare gli scalatori.

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I motivi della protesta

L’azione si è svolta in contemporanea alla presentazione alla Cop28 di Dubai del report “Emissioni di oggi, morti di domani. Come le principali compagnie petrolifere e del gas europee mettono a rischio le nostre vite”, e della raccolta di pareri di esperti in legge “Omicidio climatico: le aziende fossili scamperanno all’accusa?”. Entrambi gli approfondimenti sono stati pubblicati da Greenpeace Paesi Bassi.

Blitz degli ambientalisti di Greenpeace a Roma, scalano palazzo all’Eur e calano striscione
la protesta di Greenpeace a Roma

“Le industrie fossili hanno enormi responsabilità per i danni causati dalle loro attività al pianeta e alle persone, ed è arrivato il momento che paghino per i loro crimini climatici”, dichiara Simona Abbate, della campagna Clima di Greenpeace Italia. “Continuare a emettere gas serra, come hanno in programma di fare queste grandi compagnie, mette a repentaglio la vita di tutti noi. Ed Eni è tra i principali colpevoli. Come infatti dimostra il rapporto di Greenpeace Paesi Bassi, le sole emissioni riferite al 2022 dell’azienda rischiano di causare migliaia di decessi prematuri entro la fine del secolo. Ci chiediamo con preoccupazione quando Eni comincerà a mettere la vita delle persone e la salvaguardia del pianeta al di sopra del proprio profitto”.

La causa civile

“Per costringere il Eni a rivedere la sua strategia industriale e a ridurre entro il 2030 le sue emissioni del 45%, rispetto ai livelli del 2020 – aggiunge Greenpeace Italia in una nota – lo scorso 9 maggio Greenpeace Italia, ReCommon e dodici cittadine e cittadini italiani hanno presentato una causa civile nei confronti di Eni. La causa è stata presentata anche contro il Ministero dell’Economia e delle Finanze e contro Cassa Depositi e Prestiti S.p.A., in quanto azionisti rilevanti di Eni”.

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