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Sanità, il 5 dicembre sit-in a Roma: confermato lo sciopero

Il 5 dicembre il settore della sanità sciopera. Alle 11.30 in piazza Santi Apostoli a Roma, medici, dirigenti sanitari, infermieri, ostetriche e altri professionisti parteciperanno a un sit-in per rappresentare il settore sanitario nazionale.

E’ stato infatti confermato lo sciopero nazionale previsto per il prossimo 5 dicembre. Il sit-in di protesta contro la Manovra economica e in difesa del Servizio Sanitario Nazionale sarà il punto focale dell’evento, organizzato dai sindacati medici Anaao Assomed e Cimo-Fesmed, insieme agli infermieri di Nursing Up.

Segretari e presidenti nazionali delle sigle promotrici si uniranno in un grande movimento di protesta, gridando il motto “La sanità pubblica non si svende, si difende!”.

Sanità, “la manovra ignora le nostre esigenze”

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immagine di repertorio

In merito allo sciopero del 5 dicembre, Pierino Di Silverio, segretario Anaao Assomed, Guido Quici, presidente Cimo-Fesmed, e Antonio De Palma, presidente Nursing up dichiarano: “Dopo l’ennesima Manovra economica, che ignora le esigenze dei professionisti della salute, mette in discussione i loro diritti acquisiti, e dimentica le necessità della sanità pubblica, è giunta l’ora di scioperare. Ci vediamo in piazza per esprimere a gran voce tutta la nostra rabbia e la nostra delusione”, concludono.

I motivi dello sciopero

Pierino Di Silverio, Segretario Nazionale Anaao Assomed, e Guido Quici, Presidente Cimo-Fesmed hanno spiegato così i motivi dello sciopero: “Le misure contenute nella legge di bilancio in discussione al non sono in grado né di risollevare il Servizio sanitario nazionale dalla grave crisi in cui si trova né di soddisfare le richieste della categoria che rappresentiamo.

Dalla manovra ci saremmo aspettati un intervento sull’indennità di specificità medica e sanitaria per garantire un aumento degli stipendi di tutti i dirigenti e frenare dunque la fuga dei professionisti verso l’estero e il privato, e invece si è deciso di aumentare le retribuzioni delle prestazioni aggiuntive per abbattere le liste d’attesa, misura che è destinata a non produrre risultati concreti.

Ci saremmo aspettati uno sblocco, anche parziale, del tetto alla spesa per il personale sanitario e un piano straordinario di assunzioni, e invece nessuno ne fa nemmeno cenno. Ci saremmo aspettati risorse adeguate per il rinnovo dei contratti, e invece scopriamo che i 2,3 miliardi previsti sono messi a disposizione per l’intero comparto sanità, quindi briciole per tutti”.

Concludono: “Dopo tante parole e belle intenzioni, ci saremmo dunque aspettati un vero cambio di rotta che mettesse al centro il Servizio sanitario nazionale, e invece siamo stati bersagliati dal taglio dell’assegno previdenziale compreso tra il 5% e il 25% all’anno, una stangata che colpisce circa 50.000 dipendenti. E non ci tranquillizzano le dichiarazioni rilasciate negli ultimi giorni da esponenti del Governo in merito a possibili modifiche parziali del provvedimento, e non alla sua completa eliminazione”.

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