Stop alla proroga di dehors per bar e ristoranti, la «Rete di Associazioni per una città vivibile» continua la sua lotta per impedire il proliferare di tavoli, pedane e sedie su strade e marciapiedi di Roma. Tanto che la rete di associazioni, che raccoglie oltre venti comitati – da Trastevere a Monti, da piazza Bologna, al Celio, a Prati ed a Città Giardino – ha scritto una lettera, firmata dalla presidente Laura Franchitti, e indirizzata a al presidente della Repubblica Sergio Mattarella e alla presidente del consiglio Giorgia Meloni.
Dehors a Roma, la lettera dei comitati
“Ci rivolgiamo a Lei nome dei comitati dei residenti delle principali città d’arte, per chiederle un incontro urgente sul tema fondamentale e misconosciuto della vivibilità e del decoro urbanistico”, scrive la «Rete di Associazioni per una città vivibile» alla presidente Meloni.
Si legge ancora nella missiva: “C’è perdita d’identità dei centri storici. C’è una visione di sviluppo miope che le condanna al declino economico, progressiva erosione dell’identità che sta avendo negli ultimi tempi un preoccupante incremento con la forte accelerazione di un iperturismo senza regole”. Poi, una “malamovida che, nonostante l’impegno delle forze dell’ordine, regna senza alcun rispetto per il diritto alla quiete ed al risposo dei residenti”.
La richiesta è chiara: la rete delle associazioni chiede lo stop alla proroga di dehors a Roma, un provvedimento che permette a bar, ristoranti e bar di conservare tavoli e strutture «emergenziali» fino al 2024.
Non solo la «Rete di Associazioni per una città vivibile», anche Rita Brizzi di Vivere Trastevere rivendica la propria opposizione alla proroga: “La nostra opposizione sarà molto forte – riporta il Corriere della Sera – sia perché riteniamo il provvedimento illegittimo e privo dell’emergenza che lo aveva giustificato, ma perché lesivo dei diritti dei cittadini protetti dalla Costituzione. Ma la di là dei problemi giuridici, introduce nel sito Unesco l’invivibilità per i residenti e una distorsione sul piano economico rispetto altre forme commerciali. E non è utile neppure per i turisti che si trovano a dover fare una gimkana tra i tavoli sui marciapiedi”.