
Non fosse stato per quella maglia gialla, diversa dalle altre dieci, celesti, che affollavano l’aria di rigore dell’Atletico Madrid, si sarebbe pensato a primo impatto a un gol di Immobile. Stesso capello biondo, stesso movimento da attaccante navigato.
Eppure, a risolvere i guai della Lazio, all’esordio in Champions contro la squadra di Simeone, ci ha pensato Ivan Provedel.
Un gol capolavoro, un gol storico. Rimarrà negli annali della Champions League, perché è rarissimo trovare nei tabellini, alla voce marcatori, la firma di un portiere che non si sia presentato sul dischetto di rigore. Provedel ci è riuscito nella serata giusta: un’altra sconfitta avrebbe trascinato la Lazio in un vortice di risultati negativi, il gol del portierone biancoceleste ha riacceso gli animi e regalato un punto vitale per la classifica Champions.
Un passato da attaccante
Non stupisca troppo, però, il movimento di Provedel. E’ frutto di un istinto che conserva da quando ha iniziato giocare col pallone. Quando, prima di indossare i guantoni, si dedicava alla pratica del gol, nell’area avversaria. Perché prima di diventare portiere, Provedel è stato anche un attaccante, fino ai 15 anni. Il resto lo ha fatto rubando con gli occhi i movimenti di Immobile.
Lo ha affermato lo stesso portiere, al termine della partita, ai microfoni di Sky Sport: “Se posso fare una battuta, io ho studiato Immobile, ma Luis Alberto da lì di solito tira sul secondo ed eravamo alla disperata. Ho sperato che tirasse lì ed era l’unico spazio vuoto. Se è più bello questo o quello in Juve Stabia-Ascoli? Non c’è una classifica, sono 2 situazioni diverse, 2 gol bellissimi per importanza, 2 annate molto importanti per me ed entrambi hanno un grande significato”.
Ha aggiunto: “Se me l’aveva detto Sarri di salire? In realtà non siamo riusciti a comunicare c’era tanta confusione, ma mi hanno detto quanto mancava, sono passati 30 secondi e significava che mancava poco quindi sono andato”.