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Roma, un murale per il sacrifico di Shireen Abu Akleh – IL SERVIZIO

Qui la copertina della puntata di Extra dedicata al murale per il sacrifico di Shireen Abu Akleh.

Cosa c’è dietro un murales, quella forma d’arte pittorica che negli ultimi decenni si è sempre più diffusa anche in Italia colorando inizialmente i muri delle periferie e ora sempre più anche delle zone centrali delle nostre città?

Per i più forse sono soltanto disegni colorati, utili magari per spezzare la grigia monotonia di palazzi e fabbriche; ma in realtà i murales hanno origini storiche e nobili finalità come insegna il fenomeno del muralismo, cioè il movimento pittorico nato nei primi anni del ‘900 dai grandi murales messicani che inizialmente servivano a diffondere tra la popolazione i valori e i principi della lotta sociale. Con il passare degli anni alla connotazione politica si sono affiancati anche altri temi, ma questa tecnica pittorica non ha mai rinunciato alla sua anima popolare e alla missione di tramandare anche messaggi importanti, di fare divulgazione un po’ come nei secoli precedenti accadeva anche in Europa per esempio con gli affreschi delle chiese che aiutavano i fedeli meno colti a comprendere le vicende e gli insegnamenti delle sacre scritture.

Oggi i contesti sono cambiati ma i murales, anche in Italia, continuano a diffondersi nelle nostre citta e a raccontare vicende ed episodi. Roma non fa eccezione, con le gigantografie che in passato hanno reso omaggio a grandi protagonisti della città come Totti, Alberto Sordi o Gigi Proietti apparsi maestosi sulle facciate di alcuni condomini. L’ultimo dipinto invece è comparso pochi giorni fa in zona Valco San Paolo per ricordare Shireen Abu Akleh, giornalista palestinese e cristiana, uccisa nel campo profughi di Jenin l’11 maggio 2022: opera dell’artista ed educatrice capitolina Erica Silvestri, il murale celebra il sacrificio dell’inviata di Al Jazeera che si trovava in Cisgiordania per raccontare le tensioni tra israeliani e palestinesi e che, nonostante indossasse pettorina e caschetto con la scritta Press e avesse segnalato la sua presenza, è stata colpita alla testa da un proiettile sparato con alta probabilità per errore – così ha stabilito un’indagine ufficiale – dai militari di Tel Aviv.

L’opera di zona Valco San Paolo è un omaggio alla libertà di stampa e al sacrificio di chi, per garantire un’informazione in prima linea, mette a repentaglio la propria vita: insieme al ritratto di Shireen Abu Akleh, il murale riporta anche una frase che è un po’ il suo testamento morale e un monito per tutti.

Nei momenti più difficili sono riuscita a superare la paura, ho scelto il giornalismo per essere più vicina alle persone e sapevo che non sarebbe stato facile cambiare la situazione. Ma almeno sono riuscita a portare la voce dei palestinesi nel mondo“.

Per rivedere la puntata integrale clicca qui: PUNTATA EXTRA.

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