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Emanuela Orlandi, sit in a Roma. Il fratello Pietro: “Mi auguro che questo sia l’ultimo anno senza verità”

Si sono riaccesi i fari su una questione che ancora scuote, e non poco, gli animi delle persone. Si tratta della scomparsa di Emanuela Orlandi, la giovane cittadina vaticana di cui non si hanno più notizie dal 22 giugno 1983. Oggi avrebbe compiuto, o compie 55 anni. “Per me lei non è morta” dice Pietro Orlandi, fratello di Emanuela, che oggi ha organizzato un sit in a pochi passi da piazza San Pietro in ricordo della sorella. “Non mi rassegnerò finché non saranno trovati i resti – racconta – È un dovere continuare a cercarla”.

La domanda che molti si pongono è: come mai è stata aperta un’indagine interna proprio ora? “Non lo so – risponde Pietro – la cosa mi ha colpito. E poi a due giorni dalla morte del Papa emerito Benedetto XVI… Non lo so, ma io cerco di viverla come una cosa positiva.” Sono quaranta anni che la famiglia Orlandi aspetta una risposta su quanto accaduto ad Emanuela. “Mi auguro che questo sia l’ultimo anno senza verità”. È troppo tardi ora cercare delle risposte? “Assolutamente no – dice Pietro – la giustizia non ha un tempo e neanche la verità ce l’ha. Possono passare anche cento anni, ma prima o poi dovrà uscire fuori. Non ci sarò io, ma ci saranno altri ad occuparsene. La verità non si potrà fermare”.

Parlando con i giornalisti, Pietro dichiara: “Noi nel 2018 avevamo presentato una lista di persone che potevano essere a conoscenza di qualcosa, ma nel frattempo alcune sono venute a mancare.” A sottolinearlo è anche l’avvocato Laura Sgrò, legale della famiglia Orlandi che, commossa dalle tantissime persone presenti in piazza, rivolge un appello al Pontefice. “Chiedo al Papa di avere coraggio: costa fatica, ma lo merita la famiglia Orlandi: mi riceva. Mi metto a sua disposizione, voglio avere un confronto con lei”.

“Vogliamo la verità” qualcuno grida dalla piazza, una piazza piena di persone provenienti da tutta Italia. In un modo o nell’altro volevano esserci perché quella presenza per loro significava far sentire la propria voce. Come quella di Tiziana, che dice “sono cresciuta con il volto di Emanuela Orlandi. Ho visto il dolore della sua famiglia, ho visto morire i suoi genitori di crepacuore, ho visto i fratelli lottare contro un muro che è spaventoso e non si sono mai arresi. Quindi massimo rispetto per loro, un rispetto che gli è dovuto da tutti tranne che da chi glielo doveva dare da subito.