La sparatoria e poi la fuga, forse all’estero. Sarebbe stato questo il piano criminale del killer che ha sparato e ucciso tre donne e ferito altre tre persone durante una riunione dei consorziati Valle Verde domenica scorsa a Roma in zona Fidene. Secondo quanto ricostruito dalle indagini Claudio Campiti sarebbe avrebbe portato sul posto zaini riempiti con indumenti ed effetti personali, soldi – 5.700 euro in contanti più gli otre 500 che aveva in tasca – e un passaporto. Più un notebook. Elementi che farebbero ipotizzare l’intenzione di fuggire, forse a Malaga, dopo la strage messa in atto per vendicarsi dei consorziati.
Un piano che potrebbe essere stato concepito fin dall’11 novembre, dopo aver ricevuto la convocazione per l’assemblea. Domenica il 57enne è andato al poligono di Tor di Quinto da dove ha portato via l’arma con cui ha sparato “con la precisa finalità – si legge nel decreto di fermo – di ammazzare i componenti del consiglio di amministrazione del consorzio Valleverde”. Secondo il pm avrebbe fatto una sorta di “tiro al bersaglio”, colpendo a distanza ravvicinata circa due metri le persone sedute al tavolo.
Una sparatoria che se non fosse stata interrotta dall’intervento dei presenti si sarebbe probabilmente trasformata in una strage. “Vi ammazzo a tutti” avrebbe gridato, come riferito dai testimoni e aggiunto “maledetti, mi avete lasciato 6 anni senza acqua”. Quando Campiti è stato bloccato oltre alla pistola una Glock calibro 45 aveva un secondo caricatore con 13 colpi e le tasche piene di 155 cartucce stesso calibro. (eg)