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No al termovalorizzatore di Roma per restare al governo: le condizioni di Conte

C’è anche il termovalorizzatore di Roma, da fermare sul nascere, tra le condizioni che il leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, porrà al premier Mario Draghi per rimanere al governo. I rifiuti della Capitale rappresentano quindi un elemento fondamentale per la stabilità politica del paese e per evitare una crisi di governo.

Oggi il presidente del Consiglio e il leader pentastellato si vedranno a Palazzo Chigi per discutere delle condizioni per la permanenza del partito di Conte nell’esecutivo. C’è il no all’invio di armi a lunga gittata all’Ucraina, al ridimensionamento del reddito di cittadinanza e al termovalorizzatore capitolino tra i vincoli imposti da Conte.

L’oggetto della discussione è il decreto legge Aiuti, che entro il prossimo 16 luglio deve essere convertito alla Camera e sui cui il governo potrebbe apporre la fiducia. Al suo interno è presente una norma che dà al sindaco di Roma Roberto Gualtieri i poteri per costruire il termovalorizzatore nell’«interesse dei cittadini».

Scenario a cui il partito pentastellato si è opposto da subito, tentando, senza successo, di modificare il testo con un emendamento bocciato nella commissione Bilancio. Stop al termovalorizzatore o il Movimento 5 Stelle esce dal governo, la condizione di Conte è chiara. L’alternativa proposta dal suo partito è la ossicombustione che prevede il trattamento dei rifiuti romani tramite combustione senza fiamma.