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Video di abusi su bimbi e torture: sulle chat degli adolescenti l’orrore trasformato in meme

Il male che si insinua come un veleno nelle vite di ragazzini pronti a condividere su gruppi social immagini terribili di abusi su bimbi, torture su persone e animali, pezzi di cadaveri. L’orrore trasformato in stickers o meme, immagini e video raccapriccianti di vittime innocenti il cui dolore, invece di scuotere le coscienze, è stato oggetto di scherno, divertimento e condivisione da parte di un gruppo di adolescenti.

Sono oltre 85.000 i messaggi postati in 5 diversi gruppi social, che gli investigatori della Polizia Postale hanno analizzato per identificarne gli autori. Un’operazione chiamata appunto “Poison” veleno che ha portato a perquisizioni in tutta Italia, da Roma a Bergamo, e alla denuncia di 7 minori tra i 13 e i 15 anni, tra cui una ragazza, responsabili di aver ricevuto e inviato, su diversi gruppi social, diverse immagini di bambini, anche di tre o quattro anni, vittime di abusi sessuali. Restano tuttora al vaglio degli inquirenti le posizioni di altri 22 minori che si sono limitati all’invio dei meme, per possibili provvedimenti a protezione degli stessi, atteso il disvalore culturale ed educativo emerso, anche con l’intervento dei servizi sociali a sostegno dei ragazzi e delle loro famiglie.

L’operazione della Polizia di Stato del Centro Operativo Sicurezza Cibernetica della Polizia Postale di Pescara coordinata dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di L’Aquila, ha confermato un fenomeno dilagante tra i giovanissimi. I quali, spesso, nei contesti social banalizzano eventi terribili del passato o mostrano assoluta indifferenza per violenze e stupri, anche nei confronti di bambini piccolissimi. A volte, spiegano gli investigatori, si assiste ad una gara a chi posta l’immagine più sprezzante o truculenta, al fine di stupire, all’insegna dell’esagerazione.

L’invito della Polizia Postale e della Procura Minorile ai ragazzi è “di acquisire consapevolezza e responsabilità delle proprie azioni anche sui social, interrompendo la diffusione di tali contenuti, evitando di re-inviarli ad altri utenti e di contribuire alla diffusione di odio e violenza. Si auspica, inoltre, che i genitori siano consapevoli del proprio ruolo di educatori e lo esercitino con senso di responsabilità, vigilando sull’uso di strumenti informatici da parte dei ragazzi, sia per prevenire fatti lesivi nei confronti di terzi, sia per evitare ripercussioni giuridiche come conseguenza dei comportamenti dei propri figli”. (eg)

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