Indossare una divisa non è come vestirsi di un abito qualunque. Significa dedizione, amore, sacrificio, fedeltà verso lo Stato, verso il cittadino o verso un ideale e spesso sacrificandosi in prima persona. Per quanto possa essere banale dirlo, ci accorgiamo della necessità di un intervento di chi ne indossa una, in particolare nel momento del bisogno.
Medici e infermieri, rappresentanti delle forze dell’ordine, vigili del fuoco e militari sono sempre pronti – in varie circostanze – a correre in soccorso per salvare una vita mettendo anche a rischio la propria. Trovarsi faccia a faccia con il pericolo o con la difficoltà dell’intervento spesso sono condizioni che, però, non godono delle giuste garanzie di riconoscimento del lavoro svolto: capita che un carabiniere o un poliziotto, così come un pompiere, un infermiere o un medico percepiscano uno stipendio troppo basso se non hanno fatto particolare carriera. E ancora: si trovano a fare i conti con le difficoltà nei trasferimenti, con regole e norme che penalizzano chi dopo anni di onorato servizio, deve o vuole andare in pensione.
Una divisa, una passione
Svolgere la propria attività in luoghi come la strada o i reparti di ospedale, sacrificando anche gli affetti e i weekend, è una scelta a dir poco coraggiosa, se si pensa anche al riconoscimento a volte non all’altezza della situazione. Una vita di sacrifici che non viene ripagata talvolta neanche con quella minima dose di gratitudine e di rispetto che si dovrebbe a chiunque.
In questi giorni a Punto di Rottura stiamo scoprendo quanto difficile – se non impossibile – sia per un servitore dello stato ottenere il riconoscimento di un diritto che dovrebbe valere per tutti i cittadini: la possibilità di ottenere un trasferimento vicino a casa se si ha un famigliare malato. Diritti che dovrebbero valere per tutti, ma che lo stato per primo non sempre riconosce ai propri dipendenti.
Per vedere la puntata di Punto di Rottura del 5 luglio 2024: Punto di Rottura.