Ravenna, le città metafisiche di Giorgio de Chirico e la sua eredità

Si è tenuta il 7 maggio al Salone dei Mosaici di Ravenna la conferenza dal titolo “Giorgio de Chirico e le città metafisiche“, curata da Silvia Pegoraro. L’evento ha esplorato l’opera del celebre artista, concentrandosi sulle sue rappresentazioni di città metafisiche. Pegoraro ha analizzato in particolare come de Chirico utilizzi elementi architettonici e prospettive surreali per creare atmosfere oniriche e introspezioni filosofiche. L’incontro ha offerto un approfondimento sul significato e l’evoluzione delle città metafisiche nell’arte di de Chirico, evidenziando la loro influenza nel panorama artistico contemporaneo.

L’eredità di de Chirico

Giorgio de Chirico, nato a Volos, Grecia, nel 1888 e scomparso a Roma nel 1978, è riconosciuto come uno degli artisti italiani più influenti del Novecento.

Fondatore e principale esponente della Pittura Metafisica, de Chirico ha esplorato il concetto di realtà oltre le apparenze, portando il pubblico a riflettere su ciò che si cela dietro la superficie visibile delle cose.

De Chirico sosteneva che ogni cosa ha due aspetti: uno comune, percepito da tutti, e uno metafisico, accessibile solo a pochi eletti in momenti di chiarezza e astrazione. La sua arte non cerca il trascendente ma esplora ciò che va oltre le apparenze superficiali, penetrando nel mistero dell’esistenza.

Le Piazze d’Italia e le città di fondazione

Le sue celebri Piazze d’Italia, caratterizzate da lunghe ombre e un senso di tempo sospeso, rappresentano luoghi metafisici dove l’ordinario si trasforma in straordinario.

Le sue Piazze d’Italia sono emblematiche di questo approccio, presentando paesaggi urbani dove il tempo sembra fermarsi e lo spazio si dilata, creando un’atmosfera di silenzio e immobilità. Questi scenari metafisici sono riflessi nelle nuove “città di fondazione” del XX secolo, caratterizzate da un’aura di classicità e silenzio.

Le suggestioni delle architetture dipinte da de Chirico trovano una realizzazione tridimensionale nelle città razionaliste dell’Agro Pontino e sarde, e negli edifici dell’EUR a Roma.

Gli architetti del periodo hanno integrato nelle loro opere gli stessi codici visivi della pittura metafisica: fughe di archi, torri e statue classiche che evocano un senso di enigma e mistero. Questi elementi, ispirati direttamente dalle tele di De Chirico, si materializzano nelle città come Littoria (oggi Latina), Sabaudia, Aprilia e Pomezia, creando un dialogo tra pittura e architettura che continua ad affascinare.

Erio Baracchi e l’iniziale influenza di de Chirico

La ricerca dell’oltre, propria della produzione di de Chirico, ha influenzato il mondo dell’arte in tutte le sue sfaccettature e non soltanto nell’architettura, trovando eco nelle opere di molti artisti contemporanei.

In alcuni casi l’eredità dell’artista non è immediatamente riconducibile al lavoro di chi è arrivato dopo, fungendo semplicemente da “innesco” e ispirazione iniziale per percorsi artistici totalmente indipendenti.
È sicuramente il caso di Erio Baracchi (1926-2012), artista contemporaneo che ha tratto spunti iniziali dalle opere di de Chirico, sviluppando poi uno stile unico che lo ha reso riconoscibile nel panorama artistico attuale.

La ricerca dell’oltre, e il concetto di realtà oltre le apparenze, pur esplorato con una visione personale e innovativa, avvicinano sicuramente l’artista a de Chirico, come ricordato da Eriano Baracchi, figlio e responsabile del progetto che punta alla valorizzazione del suo lavoro e della sua figura nel mondo dell’arte.

“Ha sempre viaggiato da solo con la mente: non viaggiava fisicamente ma, in qualsiasi momento della sua giornata, faceva devi viaggi ideali in questi suoi ambienti ideali in cui poi posizionava dei simboli o delle figure geometriche, prediligendo personaggi femminili” ha ricordato a Radio Roma.

Tuttavia le sue opere, pur mantenendo un legame con la tradizione metafisica, presentano un linguaggio visivo nuovo.

“Fondamentalmente era un artista solitario” ha spiegato Eriano Baracchi. “Non si è mai lasciato influenzare da nessun artista, se non agli inizi, prevalentemente da de Chirico. Le sue prime opere, infatti, avevano un quid di metafisico”.

“Tuttavia ha quasi immediatamente deciso di seguire un suo percorso ben preciso” ha chiarito. “E se con la nostra famiglia siamo qua è perché non si trova un artista con un linguaggio analogo nel Novecento.”

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