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Termovalorizzatore di Roma: udienza al Consiglio di Stato

La sua realizzazione non è finalizzata a risolvere il problema rifiuti del Giubileo, come ha spiegato a Radio Roma l’avvocato Claudio Tamburini

Potrebbe arrivare tra due settimane la sentenza sui ricorsi presentati dai comitati contrari al termovalorizzatore di Santa Palomba, definito un mostruoso inceneritore da 600.000 tonnellate di rifiuti. Secondo la gara appena lanciata, per 33 anni svariati camion pieni di indifferenziata da bruciare partiranno da tutta Roma per arrivare a Santa Palomba.

Nella giornata del 30 novembre c’è stata l’udienza pubblica a Palazzo Spada, sede del Consiglio di Stato, nel corso della quale “sono state sottolineate le violazioni più macroscopiche della Costituzione e delle norme europee” ha riferito Rete Tutela Roma Sud, una rete di associazioni, comitati e aziende dei Castelli Romani e dell’Agro Romano Meridionale che si batte, assieme a tante altre realtà, per il futuro di una città e dei suoi abitanti.

Termovalorizzatore: “Non servirà al Giubileo!”

Da cronoprogramma l’inceneritore entrerà in funzione solamente nel 2028, quindi dopo il periodo del Giubileo previsto nel 2025. Questo significa che la sua realizzazione non è finalizzata a risolvere il problema rifiuti del Giubileo, come ha spiegato l’avvocato Claudio Tamburini, difensore dei ricorsi della Città di Albano Laziale e della Città di Ardea.

“L’inceneritore non servirà al Giubileo sia perché è stata prevista la sua realizzazione un anno dopo la conclusione del Giubileo e ora secondo il bando addirittura al 2028 e sia perché lo stesso piano prevede che i rifiuti del Giubileo vengano portati fuori Roma e addirittura fuori il territorio nazionale.”

Tra qualche settimana quindi verrà pubblicata la sentenza che seguirà la discussione avvenuta in aula.

“Noi siamo fiduciosi – dice ancora l’avvocato Tamburini – Abbiamo detto tutto quello che dovevamo dire. Abbiamo messo in evidenza che i temi ambientali sono i temi anche delle future generazioni e quindi noi abbiamo delle responsabilità anche per quelli che verranno dopo. Era una cosa che già era predicabile in precedenza, ora addirittura l’abbiamo nella Costituzione. Quindi è un principio che necessariamente ci impone di pensare alle politiche per i rifiuti assolutamente diversa da quella che è stata la base del piano del commissario.”