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In piazza per la Palestina, fiume di folla a Roma

Roma ha riempito la piazza, o meglio, più piazze per chiedere la pace e la dignità per il popolo Palestinese. Da “stop al genocidio” a “Palestina Libera” sono tante le grida di aiuto che sono partite dalla Capitale e che hanno come scopo quello di arrivare alle istituzioni affinché qualcosa possa cambiare a Gaza e in tutta la terra palestinese.

Ieri alle 15 un corteo di circa 6000 persone è partito da Piramide e si è diretto verso Piazza San Giovanni passando per il Colosseo, dove sono arrivati altri manifestanti facendoci perdere il conto del totale. Poco importa, ciò che conta è che Roma ha visto sui suoi sampietrini una manifestazione colorata, rumorosa, ma pacifica e molto partecipata come non se ne vedevano da decenni probabilmente.

Una piazza che oltre alla pace e alla salvezza del popolo di Gaza ha chiesto a gran voce la verità dei media e un cambio di passo delle istituzioni italiane ed europee. La sensazione, parlando con i manifestanti, è infatti che la frattura tra i media, le istituzioni e il popolo nelle idee e nella narrazione intorno alla tragedia di Gaza sia ormai quasi insanabile. Ecco il reportage a cura di Andrea Candelaresi che ha sondato gli umori in una delle manifestazioni di piazza più importanti degli ultimi decenni.

È già la terza manifestazione di questo tipo a Roma, sabato prossimo se ne farà una quarta e avanti così finché non ci sarà un cessate il fuoco.

La piazza la pensa diversamente dalla politica?

Le vicende di Gaza hanno evidenziato come il popolo europeo e italiano, ovvero chi lavora ogni giorno per arrivare alla fine del mese, è vicino ad un altro popolo, quello palestinese e di Gaza che sta soffrendo questo periodo, che sta vivendo un dramma. Da Londra a Roma, sono centinaia di migliaia i cittadini che la pensano diversamente da chi all’Onu si è astenuto nella votazione per la risoluzione risolutiva per chiedere un cessate il fuoco umanitario come il nostro Paese.

Tanti poi iniziano a nutrire seri dubbi sulla narrazione mediatica dei giornali e delle televisioni più blasonate, probabilmente perché manca una vera e propria apertura verso tutte le posizioni, anche quelle pro Palestina, forse per la narrazione a volte frettolosa e piena di etichette. A più riprese a Radio Roma abbiamo spiegato come il sistema di informazione a volte nel nostro Paese contribuisce più alla creazione delle tifoserie e all’odio piuttosto che a un dibattito pubblico sano, in grado di arrivare ad una sintesi reale.

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