La brutale aggressione subita avrebbe potuto ucciderlo, eppure il medico Francesco Le Foche ha mantenuto una notevole forza di spirito. Il primo desiderio espresso, nel racconto dell’episodio, è quello di tornare ad assistere i suoi pazienti, sottolineando l’importanza dei legami di empatia che caratterizzano la professione medica.
Chi ha aggredito il medico Francesco Le Foche a Roma
Il suo aggressore, Mauro Renato Morandi, 36 anni, è un individuo afflitto da gravi problemi psichici e coinvolto nell’uso di droghe e anabolizzanti.
Le autorità hanno dovuto prenderlo con la forza dopo che si era barricato nel suo appartamento. Inizialmente erano stati concessi a Mauro i domiciliari, per stare accanto alla madre anziana, ma quando le forze dell’ordine si sono presentate alla porta hanno dovuto fare non poca fatica per portarlo via.
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Le Foche era appena andato in pensione
Il dottor Le Foche, ex direttore del day hospital di immunologia-infettivologia dell’Umberto I, è andato in pensione il 1 ottobre e da allora visita solo privatamente. Ha affrontato un intervento chirurgico complicato al naso e all’occhio, eseguito da un team di specialisti.
Le numerose fratture richiedevano un attento lavoro per ripristinare l’integrità del volto, mentre il bulbo oculare danneggiato rendeva l’operazione ancora più delicata. Nonostante le ferite, il suo spirito sembra restare inalterato.
Si prevede che Le Foche dovrà sottoporsi a un’ulteriore operazione allo zigomo nei prossimi giorni, e solo allora si potrà valutare se recupererà completamente la vista.
Le Foche: “Poteva ammazzarmi”
“Per fortuna ho perso quasi subito conoscenza e non ricordo niente. Quello che già ho raccontato mi è stato riferito da chi mi ha soccorso. Se non me lo avessero tolto di dosso mi avrebbe ammazzato” ha dichiarato il medico aggredito, Francesco le Foche.
“Invece mi ha solo ciancicato di brutto” ha aggiunto. “Non ho paura, sono uno tosto, non mi abbatto. Voglio tornare a visitare i pazienti il prima possibile. Sono la mia vita. Il bello di questa professione è costruire rapporti di empatia. Pensavo di esserci riuscito anche stavolta. Non è bastato”.
“Ringrazio tutti coloro che mi sono vicini” ha poi dichiarato il medico. “Sono convinto che in questo caso la rabbia nei confronti dei medici non c’entri nulla. Questo mio paziente ha un equilibrio molto instabile e già da alcuni giorni, pur essendo guarito dell’infezione per cui si era rivolto a me, mi bersagliava di telefonate. Pretendeva curassi il suo cane. Era semplicemente fuori di testa e non sono riuscito a placarlo prima che passasse alle mani.”