I militari della Guardia di finanza stanno sequestrando dall’alba in diverse province di Sicilia, Lazio, Lombardia e Veneto beni per 98 milioni nei confronti di due imprenditori ritenuti contigui al clan mafioso Scalisi di Adrano, articolazione locale della ‘famiglia’ Laudani di Catania. Il provvedimento, emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale etneo su richiesta dello locale Direzione distrettuale antimafia, è in corso di esecuzione da parte di 50 finanzieri di Catania e dello Scico di Roma, con l’ausilio dei comandi provinciali di Mantova, Milano, Monza, Roma e Verona.
I Laudani di Catania negli ultimi decenni sono stati uno dei gruppi criminali più temibili della mafia catanese. A guidarli, il “patriarca” Sebastiano Laudani. Un clan a gestione familiare, violento, determinato con una propensione per gli affari – anche a Nord e in grande stile- – e ruoli strategici assegnati ai congiunti piu’ stretti, tra i quali spiccano il figlio Gaetano Laudani, assassinato nel 1992 nella sua macelleria, e i nipoti Alberto Caruso e Giuseppe Laudani. Dei Laudani è sempre emersa l’indipendenza criminale rivendicata anche nei confronti di Cosa nostra catanese, con la quale, peraltro, durante gli anni Ottanta ha stretto un’alleanza.