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LA MONETA E LA TRUFFA DEL DEBITO (con Cosimo Massaro)

Insieme a Cosimo Massaro, scrittore ed esperto di politiche monetarie proseguiamo l’analisi del disegno di legge che il Prof. Giacinto Auriti presentò nel 1996 per la proprietà popolare della moneta.  Iniziamo con un omaggio al compianto Prof. Giacinto Auriti con due video dal canale YouTube “Saus Tv – ScuolaAuritianaSimec”: “No al contante Ecco perché” e un estratto della puntata “l’euro di chi è?”. Cerchiamo di capire per quale motivo il debito sarebbe un meccanismo perverso e diabolico, ci addentreremo nella grande e celata truffa del debito.

Se vi dicessimo che ogni bambino che nasce in Italia è già “ipotecato”? Incredibile ma vero: un neonato al momento di vedere la luce si ritrova con 3,5 milioni di debito pubblico sulle spalle. Un numero, questo, che è il più alto d’Europa.

È un quadro desolante quello fornito da Save the Children nel terzo “Atlante dell’infanzia (a rischio)”: bambini sempre più fragili e poveri di futuro, esposti a sfide sempre più

difficili. Questo è assurdo, come fa un bimbo a contrarre un debito prima di nascere?

Dal disegno di legge del Prof. Giacinto Auriti:

«La ratio di queste disposizioni» – recita la relazione – «è evidente: garantire la piena indipendenza delle Banche centrali e della Banca centrale europea nella gestione della politica monetaria… In conseguenza non si consente agli esecutivi degli Stati firmatari del trattato di esercitare signoraggio in senso stretto: ovvero di appropriarsi di risorse attraverso l’emissione di quella forma di debito inesigibile che è la moneta inconvertibile a corso legale».

Dunque:

  • esistono delle risorse che non sono di chi se ne appropria, altrimenti sarebbe impossibile appropriarsene;
  • Normalmente non dovrebbe essere consentito a nessuno di «appropriarsi» di risorse altrui e non solamente agli «esecutivi degli Stati firmatari del trattato», mentre invece ciò deve essere consentito solamente alle Banche centrali ed alla Banca centrale europea (che avrebbero così per legge la «licenza di rubare»);
  • L’oggetto del furto dovrebbe consistere in un «debito inesigibile», ossia nelle «false cambiali» delle banconote («lire mille pagabili a vista al portatore». f.to il Governatore della Banca d’Italia) che, come tali, non dovrebbero avere alcun valore. Il valore di un debito è infatti causato dalla sua esigibilità. Ed altro è dire che è inesigibile perché il debitore non «può» pagare, altro è dire – come nel nostro caso – che è inesigibile perché il debitore (cioè la Banca centrale) ha per legge la garanzia di non pagare.

Se fosse vera questa tesi, siccome il debito inesigibile è uno strumento inutile, le Banche centrali non ruberebbero nulla.

Ma se questa tesi fosse vera, per noi dovrebbe essere indifferente avere denaro in tasca o non averlo. Quando poi si conclude con definire il «debito inesigibile» come «moneta inconvertibile» di «corso legale», si esclude che possa essere «debito». La moneta infatti, come bene reale, può essere oggetto di debito (e di credito), non «debito» essa stessa.

Una volta dimostrato che la moneta ha valore indotto causato dalla convenzione sociale, approfittando della circostanza che l’emissione della cambiale è prerogativa del debitore, le Banche centrali apparendo come debitori di false cambiali, si sono arrogate il potere di «esercitare signoraggio» per «appropriarsi di risorse» monetarie, ossia del valore indotto creato dalle collettività nazionali con il risultato di espropriare ed indebitare le collettività nazionali del loro denaro, senza contropartita.

È questa la «grande usura» intuita da Pound.

    Per dare ordine a questo sistema monetario, assurdamente ingiusto ed antisociale, si impone la necessità di colmare, mediante interpretazione autentica, la grave lacuna legislativa denunciata, definendo proprietaria della moneta la collettività dei cittadini. Va con l’occasione messo in rilievo che la legge proposta non tocca minimamente l’autonomia della Banca centrale, perché è fin troppo evidente che l’autonomia attiene alle competenze funzionali ed al patrimonio costituito dagli edifici e dalle strutture aziendali dell’Istituto; ma la proprietà della moneta è del tutto estranea: per quanto sopra dimostrato essa è dei cittadini e non della Banca.