L’ultimo incendio divampato nella pineta di Castel Fusano risale lo scorso 22 luglio è stato l’ultimo di grandi dimensioni a Roma, ma i roghi nella Capitale questa estate non si sono mai fermati. E il rischio, secondo l’Imperial college di Londra, è che la situazione possa peggiorare nei prossimi anni se non si metterà un freno al cambiamento climatico.
A dirlo è un ricercatore italiano specializzato sulle emissioni inquinanti e sui modelli legati allo sviluppo degli incendi, Andrea Giusti, docente di sostenibilità dei sistemi energetici, che al Messaggero ha rivelato: “Il clima della Capitale è allineato a quello dell’area mediterranea. Siamo comunque destinati ad avere un aumento delle aree boschive incendiate nella Capitale”.
Ha aggiunto Giusti: “Basti pensare che secondo una stima ottimistica, realizzata sulla base di analisi internazionali recentemente pubblicate e trend dei cambiamenti climatici, entro il 2060 avremo un aumento tra il 20 e il 40% degli spazi verdi che andranno a fuoco. La proiezione più negativa, invece, vede un aumento tra il 50 e più del 100% delle zone se non si rispetteranno le politiche di riduzione delle emissioni”.
Negli ultimi dieci anni gli incendi nella capitale sono triplicati mentre sono raddoppiati i giorni con temperature superiori ai 35 gradi. Legambiente, nel suo report “Italia in fumo”, ha stimato che il Lazio nel 2021, con 6.854 ettari, è stata la quarta regione italiana per estensione di terreni andati a fuoco.
Ha concluso Giusti: “Agire nella riduzione degli agenti inquinanti è fondamentale anche per Roma. Meno emissioni vuol dire meno riscaldamento climatico e, a cascata, un taglio degli effetti negativi sull’ambiente. Quindi, oltre che un miglioramento della salute, anche una riduzione dei roghi”.
G.