Oggi il cinema continua a svolgere un ruolo fondamentale nella società, non solo come forma di intrattenimento, ma anche e soprattutto come potente mezzo di comunicazione e riflessione. In un momento dove globalizzazione ed evoluzione si trovano ad essere protagonisti indiscussi, il cinema ha il potere di affrontare tematiche universali e locali, mettendo in luce questioni sociali, politiche e culturali.
Contrariamente a come si pensa, grazie alle nuove tecnologie e alle piattaforme digitali, il cinema è oggi più accessibile che mai, raggiungendo una vastissima audience e influenzando profondamente la percezione del mondo. In questo contesto, il valore di veicolo di idee, la capacità di stimolare il pensiero critico e di ispirare cambiamenti nella società, è notevolmente cresciuta.
Ginevra Barboni, fotografa, regista e docente di cinema, conquista il Premio “Storie di Donne” 2024 – Special Fair Play Edition, che “è stato un onore vincere perchè ogni anno premia le donne che nel corso dello stesso, si sono distinte nel loro lavoro, nella loro carriera e nella loro vita. Ho avuto il privilegio di essere premiata nell’ambito cinematografico insieme ad altre donne straordinarie: di scienza, di cultura, che realizzano quotidianamente cose meravigliose” – afferma.
Tale premio ha valorizzato tutto ciò che a livello cinematografico, Barboni ha portato delicatamente in scena: temi di natura sociale. “L’amore per il cinema – continua – è nato da piccola perchè rappresento la quarta generazione che nella mia famiglia si è occupata di questo settore. Già il fratello di mio nonno era stato direttore della fotografia, mio nonno è stato un regista di successo e mio padre un grande sceneggiatore. Io ho ereditato questa passione. Rispetto ai miei predecessori, magari, tratto temi più sociali […] per me è una scelta del tutto spontanea, naturale, io vivo nel ‘hic et nunc’ e ho una grandissima predisposizione all’osservazione e all’ascolto. Credo che oggi più che mai abbiamo bisogno di raccontare storie che mettano le persone nella condizione di poter guardare qualcosa che sviluppi il loro senso critico […]”.
Omosessualità e vita nelle carceri: una visione reale per l’avanzamento dello spirito critico
La sua opera prima, nata in collaborazione con Tommaso Maggi, incarna il tema dell’omosessualità, che avuto un grandissimo successo soprattutto negli Stati Uniti; il secondo invece è una storia che le è stata proposta dal Comune di Castelfranco Emilia e tratta il tema delle carceri. “Credo fortemente – precisa la regista – che chi fa un lavoro come il nostro, che quindi ha a che fare inevitabilmente con un pubblico, abbia la responsabilità di quello che fa vedere”. I temi sociali potrebbero non insegnare nulla, ma potrebbero mettere invece chi guarda nella condizione di avere un’opinione o di crearsi un pensiero critico, che oggi con le nuove tecnologie (per alcuni), viene a mancare.
Il cinema, una voce per il mondo
”Sono convinta – aggiunge poi – che il cinema crei empatia. Quando guardi un film, sei naturalmente portato, soprattutto se è fatto bene e il personaggio è costruito bene, a immedesimarti. L’ empatia è fondamentale per permetterci di pensare ‘ok se io fossi nella sua condizione, cosa farei?’. E’ uno scatto importantissimo nella realizzazione del pensiero critico”. Spesso siamo superficiali, distanti, soprattutto quando le cose accadono agli altri.
Cinema e nuove generazioni
Non solo in qualità di docente di cinema, ma prima di tutto in qualità di studentessa, Ginevra consiglia di non sentirsi mai arrivati. Ai giovani e ai meno giovani. “Quando si finisce il percorso di studi o il percorso universitario, i ragazzi tendono a sentirsi pronti, arrivati. Si lanciano con la convinzione di avere una conoscenza fatta. In realtà non è cosi: la realtà è che il mondo del lavoro, molto spesso è totalmente diverso da quello che ci si immagina, per quanto le scuole mettano nelle condizioni di avvicinarsi il più possibile agli schemi lavorativi. Il mio consiglio è quello di continuare a studiare, ad osservare e soprattutto quello di considerare sempre che dall’altra parte della macchina da presa e dello schermo, ci sono tante altre persone. Bisogna considerarle per avere rispetto del proprio pubblico” – conclude.