23 novembre 1980. Una data che fa da spartiacque, tra un’Italia del ‘prima’ e del ‘dopo’. In quella data un terremoto colpì un’area di 17mila chilometri quadrati, dall’Irpinia al Vulture, tra le province di Avellino, Salerno e Potenza. Una scossa di cui lo stesso Alberto Moravia scrisse, dicendo: “A un tratto la verità brutale ristabilisce il rapporto tra me e la realtà. Quei nidi di vespe sfondati sono case, abitazioni, o meglio lo erano“. Fu un disastro.
Sull’onda tragica di quel sisma, come mostrano e testimoniano le immagini dell’Istituto Luce, dove l’ARCI inviò in quelle zone aiuti a tante persone, si decise di dar vita alla Prociv-Arci, un’associazione che oggi rappresenta un punto di riferimento per la popolazione, e che è componente del Comitato nazionale del Volontariato di Protezione Civile, istituito dalla Presidenza del Consiglio dei ministri presso il Dipartimento nazionale di Protezione Civile. E proprio il 23 novembre 2024, in ricordo di quella data, presso l’aula magna del dipartimento di Architettura di Roma Tre nel quartiere Testaccio, si sono voluti festeggiare i suoi 40 anni.
“Noi come Prociv-Arci nazionale festeggiamo i 40 anni dalla fondazione“, ha raccontato Celestino Moruzzi, presidente nazionale Prociv-Arci. “La Protezione civile in questi quarant’anni è cresciuta, come è cresciuta la Prociv-Arci anche a livello nazionale, regionale e comunale. Una cosa importante è che noi cerchiamo di essere al passo con i tempi, in sintonia con gli enti locali, le istituzioni, il dipartimento nazionale. Noi ci siamo stati e sempre ci saremo.”
Foto e video presentati nell’occasione raccontano momenti storici per la Protezione Civile Arci: “Carlo Fermariello diventa presidente dell’Associazione dei volontari per la Protezione Civile”. È uno dei titoli che si possono leggere su Politica Venatoria, come si possono leggere e ammirare tanti altri attimi immortalati da foto e articoli che ricostruiscono la storia dell’associazione. Li ha mostrati alle telecamere di Radio Roma Osvaldo Veneziano, ex presidente nazionale Arcicaccia nonché uno dei fondatori della Prociv-Arci nazionale.
All’epoca, a muovere il progetto di un corpo che oggi riveste un ruolo fondamentale per l’intero Paese, è stato “lo spirito che ha portato tanti volontari, tante persone comuni nel 1980 in Irpinia”, ha raccontato Fabio Mangani, vicepresidente Prociv-Arci. Uno spirito che caratterizza l’intervento di ogni singola persona ancora oggi.
Emergenza sì, ma la prevenzione?
Quando si parla di Prociv, si parla di formazione, di emergenza, di prevenzione, di fasi post emergenziali. Ma l’obiettivo è rimanere sempre al fianco dei cittadini e delle istituzioni. E purtroppo, ancora oggi, si sente poco nominare una parola che – forse – viene temuta: la parola è “prevenzione”. Fare prevenzione, in questo ambito ma come in altri – ad esempio in Medicina – spesso viene visto come qualcosa di negativo, perché presuppone l’esistenza di un problema. Ma prevenire, dal latino ‘Praevenire’, significa esattamente ‘venire prima’. E non si tratta di una gara, ma di una strategia che oggi, per penuria di attività preventive, conta molti morti.
“L’emergenza ce la troveremo addosso sempre – ha tenuto a sottolineare Giorgio Tronconi, ex presidente nazionale Prociv-Arci – ma perché ci troviamo l’emergenza addosso? Per un semplice motivo: perché ancora ci si continua a dimenticare della cosa più importante: la prevenzione. Se non si cambia, sarà sempre peggio.” E lo ha confermato anche Lamberto Giannini, prefetto di Roma, che ha sottolineato come la prevenzione sia un collante per i territori e per le persone.
Quando si parla di emergenza, e quindi molto spesso di catastrofi, è fondamentale riflettere su quale sia la causa che ha provocato il disastro. E molto spesso si giunge alla conclusione che la causa stessa era prevedibile, o almeno si poteva prevenire. Ancora più importante della riflessione a posteriori, infatti, è la coscienza di una gestione del territorio, delle risorse, dell’ambiente in modo tale da non ‘remare contro’ la preservazione. E una cosa è vera: “la Protezione Civile è tante cose“, come ha affermato Silvio Marconi, uno tra i fondatori della Prociv-Arci, per poi aggiungere che “la Prociv è sicuramente intervento post emergenza, ma non basta e a volte non serve. Protezione civile vuol dire innanzitutto lavorare per la prevenzione, per la formazione, formazione dei cittadini fin dalla più tenera età. Prevenzione perché l’80% delle vittime delle cosiddette catastrofi naturali non sono affatto vittime di catastrofi naturali, ma sono vittime di dissennate politiche fatte dalle persone, dagli esseri umani e soprattutto dalle istituzioni.”
Si è parlato molto, in occasione dei 40 anni della Procv-Arci, delle ultime emergenze che hanno devastato l’Italia. “Ultimamente, come maxi-emergenza, abbiamo avuto l’alluvione nel Emilia e nella Toscana, dove il compito era di portare in salvo le persone che erano rimaste isolate nelle aree alluvionali, ma anche quello di ripristinare tutte quelle aree che erano state alluvionate” ha raccontato in proposito Alessandro Maietto, responsabile del gruppo di Montalto di Castro e vice-presidente nazionale Prociv-Arci.
Le storie dei volontari
La storia della Prociv-Arci si fonde con la storia di chi ha contribuito, contribuisce e contribuirà, ad essere un supporto per il cittadino: dalle istituzioni, alle autorità, dagli esperti ai volontari e non da ultimo, alle loro famiglie.
Linda Pensavalli, associata Soccorso Marittimo Poseidon Protezione Civile, racconta ai microfoni di Radio Roma come l’essere un volontario è un atto di egoismo: aiutando gli altri, ci si sente molto più forti.
Vladimiro Mattei, presidente e volontario Prociv Ronciglione Gruppo Monti Cimini, insieme al suo gruppo è arrivato a Roma con la cucina da campo, cucina che rappresenta per lui gioie e dolori, ma sempre ripagati da un sorriso di chi ha ricevuto il loro aiuto e supporto.
Mario Candida, presidente del gruppo Prciv-Arci Val di Magra, è arrivato nella Capitale dalla Liguria per festeggiare questo importante compleanno e ha raccontato come l’esperienza da volontario, come nel suo ruolo precedente di vigile del fuoco, significhi andare in soccorso delle persone che sono in sofferenza e questo non è mai semplice.
E poi, fondamentali per le ultime emergenze, sono stati i sommozzatori: Pino Carvone, coordinatore del nucleo Sommozzatori Prociv Vulci 1 di Montalto di Castro, ha parlato di come “dove c’è acqua ci siamo noi. Bisogna operare sempre in sicurezza, però, per cui l’aiuto delle attrezzature è fondamentale”. Adriano Gatti, sommozzatore del nucleo Protezione Civile di Montalto di Castro, ha infatti mostrato alle telecamere le tute che “hanno svoltato il modo di intervenire”.
Con Luciano Trauzzola, direttore Protezione civile Arvalia, siamo quindi entrati nella tenda che funge da posto di primo soccorso, dove si possono dare le prime cure a chi ne ha bisogno e soprattutto dove c’è un settore per la gestione dei ‘Codici rosso’, i più delicati.
Cesare Bruno, responsabile ella Prociv-arci di Isola Capo Rizzuto, è invece impegnato nel 118, e attraverso il suo operato interviene in molti casi di emergenze sanitarie come infarti o incidenti.
40 anni di servizio, di impegno, di solidarietà, di soddisfazione, gioie e dolori. Ma alcune volte, come in tutte le umane vicende, anche di delusioni. Che però fanno male al cuore, alla mente, ed è difficile dimenticarle. Anche in questo caso, però, lo spirito di solidarietà che caratterizza la Prociv-Arci non si piega, e lo ha dimostrato la storia di Gaetano Rossi, della Prociv-Arci di Isola Capo Rizzuto e responsabile delle emergenze in Calabria. Lui è intervenuto nella strage di Cutro, dopo la quale è entrato in vigore l’omonimo decreto. Strage occorsa il 26 febbraio 2023, che ha visto un’imbarcazione partire dalla Turchia con a bordo 200 persone e portarne “dall’altra parte” neanche la metà. Gaetano di fronte all’Aula Magna, piena di persone, è scoppiato in lacrime. Perché, d’altronde, come si fa a dimenticare ciò che gli occhi ormai hanno visto? Ma lui ha fatto l’impossibile. E non è un eroe, è un uomo che grazie alla collaborazione degli altri volontari è riuscito a dare una degna sepoltura a quelle persone, a quei bambini vittime di una enorme tragedia.