Negli ultimi quindici anni, a Roma il consumo di pane ha subito una significativa riduzione, con un calo di circa un terzo. Se nel 2010 i cittadini consumavano in media 120 grammi di pane al giorno, oggi ne consumano soltanto 85. Questo declino si riflette anche nella quantità complessiva di pane prodotto: dai 3.000 quintali giornalieri di qualche anno fa, si è passati agli attuali 2.000. Tuttavia, nonostante il calo nei consumi, il numero di imprese nel settore della panificazione è sorprendentemente cresciuto.
Roma, giù il pane ma crescono le imprese
Secondo i dati forniti da Confartigianato Roma, le attività legate alla produzione di pane sono aumentate negli ultimi anni. Nel 2019, si contavano 658 imprese di panificazione, mentre oggi il numero è salito a 711. Queste imprese sono distribuite su tutto il territorio della città: il 15% si trova nel centro storico, il 32% nell’area est, il 14% nell’area nord, il 5% ad Ostia, il 13% nell’area ovest e il 19% nella zona sud.
Le imprese artigiane del settore rappresentano il 35% del totale, con 245 attività attualmente operative. Questo incremento di aziende riflette una certa vitalità del settore nonostante il declino nei consumi, dimostrando che la panificazione resta una parte importante del tessuto economico romano. Le ragioni dietro questa apparente contraddizione potrebbero essere legate all’evoluzione delle abitudini alimentari e all’interesse crescente per prodotti artigianali di alta qualità.
Il presidente di Confartigianato Roma, Andrea Rotondo, spiega: “La diminuzione dei consumi ha portato soprattutto le imprese artigiane a una maggiore qualità e varietà di prodotti offerti alla clientela. Oggi i fornai sono più consapevoli che in passato dell’importanza di seguire i gusti del consumatore e tendono a variare l’offerta. Per questo, oltre al pane, che rappresenta il 70% della produzione, il fornaio offre sempre di più alla clientela pizza, focacce, dolci, in modo da accompagnare i vari momenti della giornata con i suoi prodotti: dalla colazione all’aperitivo, il panettiere c’è sempre. La stessa panetteria non è più un negozio di passaggio, ma un ritrovo, un luogo da vivere, uno spazio d’incontro: oggi il 15% del pane artigianale si consuma al di fuori delle mura domestiche”.