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Roma, armi da guerra per “proteggere” piazze di spaccio a Tor Bella Monaca: 10 arresti

Violenze e armi da guerra per difendere le piazze di spaccio che gestivano a Roma nella zona di Tor Bella Monaca. Blitz questa mattina 5 settembre della Guardia di Finanza con circa 150 militari arrivati alle prime luci dell’alba nel quartiere nella periferia est della Capitale mentre l’elicottero controllava dall’alto i palazzi. Obiettivo smantellare un’organizzazione di spaccio e traffico di droga attiva da anni sul territorio che avrebbe avuto contatti diretti con i narcos del Sudamerica per l’approvvigionamento dello stupefacente.

Roma, armi da guerra per “proteggere” piazze di spaccio a Tor Bella Monaca: 10 arresti

Su delega della Procura di RomaDirezione Distrettuale Antimafia, i finanzieri del Comando Provinciale di Roma, stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di 10 persone: 8 in carcere, 1 agli arresti domiciliari e 1 con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

Si tratta di sette romani e un marocchino tutti finiti in carcere e due soggetti di nazionalità albanese. Per il gruppo le accuse sono di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti, produzione e traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e porto illegali di armi, possesso di documenti di identificazione falsi, sostituzione di persona e furto di energia elettrica.

I soldi nella lavatrice

Soldi trovati in una lavatrice tra i panni sporchi, forse buttati all’ultimo secondo prima dell’arrivo dei militari, ma anche in altri nascondigli creati ad hoc per occultare i guadagni dell’attività illecita. Durante il blitz sono entrati in azione anche i militari del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (SCICO), muniti di scanner per analizzare pareti apparentemente normali dietro le quali poteva invece essere stato nascosto ben altro.

Violenze per mantenere il controllo del mercato

Al momento gli accertamenti sono in corso, ma secondo gli investigatori il gruppo avrebbe avuto la disponibilità di armi anche di grosso calibro, come fucili a pompa e da guerra: kalashnikov. Un ottimo deterrente per chi pensava di riuscire ad infiltrarsi nel loro territorio.

L’organizzazione poteva contare su un significativo numero di “dipendenti” che si occupavano della gestione delle piazze di spaccio, anche con azioni violente necessarie a mantenere il controllo del mercato a fronte di tentativi di infiltrazione da parte di fazioni rivali.

A capo del gruppo criminale tre romani della stessa famiglia, non di caratura elevata e senza legami consolidati con la criminalità organizzata. Nonostante ciò avrebbero avuto in passato contatti con associazioni criminali alle quali avrebbero fornito partite di stupefacente. 

Sequestrati 72 kg di cocaina arrivati a Civitavecchia dall’Ecuador e una piantagione di marijuana

Le investigazioni in cooperazione con la Drug Enforcement Administration (D.E.A.) americana hanno portato, tra l’altro, al sequestro di oltre 72 kg di cocaina giunti dall’Ecuador presso il porto di Civitavecchia e di una piantagione di marijuana trovata all’interno di una villa a Sacrofano nella provincia romana. È stato, inoltre, documentato l’acquisto dalla Spagna di oltre 50 kg di hashish del tipo “polline”, nonché diversi episodi di cessione “all’ingrosso” di stupefacente, per oltre 30 kg di marijuana.

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