Sta facendo molto discutere in Campidoglio la proposta di avviare per la prima volta alle scuole corsi e lezioni sull’universo Lgbt. I movimenti pro-vita insorgono perché spiegano che «non è previsto consenso informato da parte delle famiglie». Nella bozza della Mappa della città educante 2023-2024 c’è tutta l’offerta formativa di Roma Capitale per gli istituti scolastici della città: un carnet di 190 proposte didattiche in cui si toccano tutti i temi possibili (dall’archeologia alla violenza di genere, dall’olocausto ai parchi cittadini, fino all’importanza dell’acqua in chiave sostenibilità ambientale), ma solo su uno di questi progetti, il numero 2 in lista, si scatena la battaglia: da una parte quello legato allo schema tradizionale padre-madre-figli, dall’altra quello aperto alle formule alternative di famiglia. Riservato a medie, superiori e istituti professionali, ma aperto anche alle famiglie degli alunni partecipanti, si tratta di una serie di incontri – tre ore per una o due lezioni/laboratorio al mese, massimo di dieci classi per volta – da tenere nei locali delle scuole oppure nelle sedi di associazioni che gravitano nella galassia Lgbt. Obiettivo «prevenire discriminazioni basate sull’identità di genere». Ma manca consenso informato, scatta dunque la polemica dei pro vita.