Un murale per sensibilizzare l’opinione pubblica sul valore della libertà di stampa e sul sacrificio di chi, da reporter, rischia la vita in contesti pericolosi come una guerra per raccontare la realtà.
E’ l’omaggio tributato a Shireen Abu Akleh, giornalista palestinese e cristiana, uccisa nel campo profughi di Jenin l’11 maggio 2022 e immortalata in un dipinto realizzato pochi giorni fa a Valco San Paolo, nell’ottavo municipio di Roma. Opera dell’artista ed educatrice capitolina Erica Silvestri, il murale celebra il sacrificio dell’inviata dell’emittente araba Al Jazeera che si trovava in Cisgiordania per raccontare le tensioni tra israeliani e palestinesi e che, nonostante indossasse pettorina e caschetto con la scritta Press e avesse segnalato la sua presenza ai vertici militari, è stata colpita alla testa da un proiettile sparato con altà probabilità per errore – così ha stabilito un’indagine ufficiale – dai militari di Tel Aviv. Un’esecuzione che ha destato molto scalpore a livello internazionale e che è stata accompagnata nei territori da dure proteste e tensioni: Shireen Abu Akleh infatti era molto rispettata perchè aveva scelto di seguire con continuità il conflitto mediorientale, dando voce alla popolazione palestinese.
In questa puntata di Extra, partiremo dal racconto di come si è arrivati a realizzare il murale per poi allargare il discorso al tema della libertà di stampa: ospiti di Claudio Micalizio intervengono Maurizio di Schino, membro esecutivo della Federazione Nazionale della Stampa e Andrea Candelaresi, giornalista del gruppo Radio Roma che ha contribuito a ideare l’iniziativa e ha collaborato con le associazioni Giovani Palestinesi e Join the resistance all’organizzazione dell’evento. L’opera di zona Valco San Paolo è un omaggio alla libertà di stampa e al sacrificio di chi, per garantire un’informazione in prima linea, mette a repentaglio la propria vita: insieme al ritratto di Shireen Abu Akleh, il murale riporta anche una frase che è un po’ il suo testamente morale e un monito per tutti. “Nei momenti più difficili sono riuscita a superare la paura, ho scelto il giornalismo per essere più vicina alle persone e sapevo che non sarebbe stato facile cambiare la situazione. Ma almeno sono riuscita a portare la voce dei palestinesi nel mondo”.