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Covid nel Lazio, tre anni fa l’inizio di un incubo

Il 29 gennaio di tre anni fa arrivava la prima segnalazione dall’hotel Palatino di via Cavour di due turisti cinesi con i sintomi del Covid. Arrivavano da Wuhan e da quel giorno nella Capitale si sarebbero cominciati a contare i primi contagiati. Nella notte vennero portati allo Spallanzani da un equipaggio del 118 bardato da tute speciali e mascherine. Ecco i risultati del tampone molecolare: entrambi postivi.

Da quel momento fu un susseguirsi di terapie intensive, farmaci, tamponi, antivirali. Si aggravano entrambi i casi in fretta, per un mese resteranno allo Spallanzani – che nel frattempo era diventato uno degli ospedali nella Capitale più nominati al giorno – per poi essere trasferiti al San Filippo Neri per la riabilitazione. Da lì usciranno solo il 20 aprile, guariti.

Ad un mese dalla positività al Covid, anche un poliziotto di Fiumicino risulterà positivo. Poi una donna e tutta la sua famiglia di Pomezia. Per entrambi il contatto positivo proveniva dal nord Italia. E così inizierà l’incubo che vedrà sempre più incalzare tra le persone i bollettini dello Spallanzani, le scuole chiuse, l’arrivo del lockdown e il silenzio tra le strade. Per poi arrivare a vaccini con le prime riaperture e quel sapore di normalità che sembrava ormai lontano.