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Alessia Piperno su Instagram: «Non avevamo fatto nulla per meritarci di essere rinchiusi tra quelle mura»

Alessia Piperno torna ad essere una travel blogger, ma solo dopo aver raccontato la sua detenzione per 45 giorni in Iran ed essere finalmente rientrata in Italia.

«Nei primi giorni di settembre andai a visitare per la prima volta nella mia vita una prigione a Teheran — scrive Alessia su Instagram un messaggio accompagnato con una foto brillante dai colori accesi —. Si trattava del carcere di Ebrat, ormai diventato museo, ma che una volta era utilizzato dalla polizia segreta Savak, per torturare i detenuti. Rimasi tra quelle mura per diverse ore, cercando di immaginare la paura che si viveva all’interno di quelle celle». E ancora: «“Le urla dei prigionieri si sentivano per tutta la prigione”: così mi raccontò la mia guida. In qualche modo sembrava come se quelle grida fossero ancora scolpite nei muri e che viaggiassero tra quei corridoi. “Esistono ancora prigioni così in Iran?” domandai alla mia guida. Lui sospirò: “Purtroppo sì, la prigione di Evin, che si trova proprio nella parte nord di Teheran”. Sentii i brividi corrermi su tutto il corpo, senza lontanamente immaginare che ventuno giorni dopo, sarei stata anche io, una detenuta, proprio in quella prigione».

Alessio Piperno rompe il silenzio che ad ogni modo raccontava tanto. «Non avevamo fatto nulla per meritarci di essere rinchiusi tra quelle mura, e non posso negare che siano stati i giorni più duri della mia vita. Ho visto, subìto, e sentito cose che non dimenticherò mai, e che un giorno mi daranno la forza per lottare accanto al popolo iraniano. Al tempo, non avevo partecipato alle proteste, perché ci era stato sconsigliato, e il rumore degli spari mi metteva paura. Adesso è diverso. Sono a casa, tra la mia famiglia e i miei amici, libera sì, ma fisicamente. È la mia mente a non esserlo, perché in quell’angolo di inferno sono ancora rinchiuse le mie compagne di cella, migliaia di iraniani, e il mio amico Louis».