È di ieri l’approvazione del commissariamento dell’Ater, l’azienda regionale che gestisce le case popolari. Prima che il governatore si dimetta, la giunta Zingaretti ha deciso di azzerare i vertici societari. Con un atto successivo infatti si procederà all’individuazione di un commissario straordinario che porterà la società fino all’estinzione del debito monstre.
Fino ad oggi, è stato saldato l’80% dei pagamenti, ma la Regione non attende più e non vuole rischiare. Da qui «l’accelerazione».
Il commissariamento è comincito con il pagamento della rata di novembre da 28milioni. Ce ne sono altre quattro programmate per il 2023 da 9,8 milioni ognuna.
Di fronte ai vari input messi in campo dalla Regioe, il Cda non ha risposto contrapponendo invece l’intenzione di preservare «i gioielli di famiglia» con un metodo «ideologico». Fatto sta che le vedute divergenti di risoluzione del problema hanno portato i rapporti ad un punto di rottura, procedendo così al commissariamento.
«Il commissariamento dell’Ater – tuona Laura Corrotti, consigliere regionale di FdI – è l’ultimo atto di un’azione sistematica di occupazione degli spazi politici e dei posti di potere, posta in essere in questi dieci anni, utile solo a raccattare qualche voto in più alle prossime elezioni». E continua: «Il commissariamento della maggior parte degli organismi regionali ha come unico effetto quello di impedire all’opposizione il controllo sull’operato degli stessi. Ma stavolta Zingaretti si è superato: da mesi denunciamo sull’Ater un’operazione di svendita del patrimonio immobiliare allo scopo di ripianare parte dei debiti dell’azienda e, dopo aver approvato nei giorni scorsi un altro piano di alienazione, oggi scopriamo che tra gli ultimi atti di questa amministrazione c’è il commissariamento dell’azienda, magari per far gestire il piano a un commissario nominato da Zingaretti».
