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Siccità, nei comuni primi razionamenti e prime sanzioni. Tra due settimane forse il decreto per l’emergenza

Si pensa ad uno stato di emergenza, ma prima di farlo è necessario capire le misure da adottare per limitare i problemi. Ciò che questo implicherà dipenderà da come le Regioni decideranno di comportarsi.

«Nelle prossime giornate, al massimo un paio di settimane, potremo fare la dichiarazione dello stato d’emergenza». Ha detto così ieri il capo della Protezione civile Fabrizio Curcio di fronte a quello che potrebbe accadere a causa delle scarse precipitazioni. La situazione è seria e ne sta soffrendo tutta l’Italia soprattutto al nord dove nei primi mesi dell’anno non ha quasi mai piovuto e ora nelle regioni come il Piemonte, la Lombardia o il Trentino-Alto-Adige si stanno adottando misure di limitazione del consumo di acqua come lo stop notturno.

Ed ecco che si pensa quindi ad uno stato di emergenza, ma prima di farlo è necessario capire le misure da adottare per limitare i problemi. Ciò che questo implicherà dipenderà da come le Regioni decideranno di comportarsi. Forse in alcune zone potrebbe essere necessaria la chiusura temporanea dell’acqua anche di giorno, una misura che gli esperti comunque non reputano sufficiente a contrastare questa carenza di acqua.

Tra le altre misure ci sarà di certo il bisogno di passare al vaglio le infrastrutture. Si pensi solamente che dai dati Istat sull’uso dell’acqua nella Penisola, nel 2020 il 36,2% dell’acqua immessa in rete nei soli capoluoghi di provincia è andata persa. «Sono 20 anni che in questo Paese non si fa niente per tutelare la risorsa idrica» dice il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, che suggerisce un “Piano Invasi” aderente alle esigenze dei cittadini.