Home NOTIZIE ATTUALITÀ Roma, Flavio Insinna ospite al 65° anniversario del Centro Paraplegici “Di Rosa”

Roma, Flavio Insinna ospite al 65° anniversario del Centro Paraplegici “Di Rosa”

Il conduttore e attore Flavio Insinna, protagonista del film “A Muso Duro”, ha visitato il Centro Paraplegici “Gennaro Di Rosa”, culla di numerosi campioni paraolimpici ed eccellenza internazionale nello sport per disabili.

Presso la storica struttura di Ostia, che ha da poco celebrato il suo 65esimo anniversario di attività, l’attore e conduttore Flavio Insinna ha incontrato i pazienti e gli operatori del CPO, ricevendo una calorosa accoglienza.

Giochi paralimpici, Flavio Insinna è il prof. Antonio Maglio nel film “A muso duro”

L’attore romano ha interpretato, nel film “A Muso Duro”, il Professore Antonio Maglio, medico INAIL e attivista italiano, pioniere della sport terapia e noto per la sua promozione dei Giochi Paralimpici.

Figlio di un medico, da sempre molto vicino alle problematiche di questo specifico settore, Insinna ha posto l’accento sul concetto di stare insieme, di combattere fianco a fianco per il diritto alla cura dell’individuo. “Il concetto fondamentale è che tante cose sono state fatte, tantissime sono da fare. È vero che la Carta dei diritti ancora deve fare dei passi in avanti, ma basterebbe la nostra fantastica Costituzione che all’articolo 32 parla dell’individuo come concetto più ampio, non si sofferma al termine “cittadino”. E la salute è definita come un diritto fondamentale, per l’individuo e quindi per tutti.” ha spiegato l’attore.

“Da figlio di medico – ha proseguito – fa male leggere dei tagli alla sanità oppure di privatizzare le scuole e la stessa sanità. Oggi però è giornata di festa, di incontro, di condivisione. C’è bisogno di unione, di dare una mano e i medici, il personale specializzato lo fanno con le loro professionalità. Chi come me è più fortunato deve contribuire, perché come diceva mio padre, e come diceva anche il dottor Gino Strada, il medico cura e si deve prendere cura della persona. Il CPO di Ostia è un posto dove sicura e si e ci si prende cura dell’essere umano. Il centro è intitolato a Gennaro Di Rosa, credo che le sue grandissime battaglie rappresentino la strada da seguire, dobbiamo batterci sempre nell’ambito della civiltà nell’ambito della legalità. Ben vengano le manifestazioni, il battere i pugni sul tavolo se si devono tutelare e difendere i diritti delle persone. Oggi siamo qui per festeggiare ma anche per essere più uniti, compatti e intenzionati ad andare tutti nella stessa direzione.  Mi spaventa vedere tantissime associazioni, forse troppe, che cercano di raggiungere un obiettivo comune senza però fare rete, vanno avanti ognuna per conto suo. Mi rifaccio a quel che diceva Enrico Berlinguer: ci si salva e si va avanti se si agisce insieme e non solo uno per uno”.

A Villa Marina nacquero i primi campioni paraolimpici, infortunati sul lavoro e approdati, da tutte le regioni d’Italia, sul litorale romano per la cura. Questa struttura, da subito, si rivelò un’eccellenza nel panorama nazionale e successivamente internazionale, facendo diventare Ostia la culla dello sport per disabili in Italia.

La Dott.ssa Francesca Milito, Direttore Generale ASL Roma 3, ha commentato il sessantacinquesimo anniversario del “Gennaro Di Rosa”. “Una giornata particolarmente significativa per noi, perché proseguiamo in una tradizione che ha portato Ostia e ha portato l’Italia a essere nota a livello mondiale per avere ridato una possibilità dei pazienti paraplegici, che hanno continuato ad avere una vita, anche sportiva, qualitativamente adeguata. Questo centro, al contempo, ha saputo dimostrare di avere la capacità di prendersi cura a trecentosessanta gradi delle persone, ridando loro una propria dimensione nel tessuto sociale permettendo il loro reinserimento a seguito di eventi negativi che hanno portato ad una disabilità”.

Era il 1° giugno 1957 quando l’INAIL, con 38 pazienti e 100 posti letto, inaugurò Villa Marina, oggi Centro Paraplegici di Ostia. Il neurologo Antonio Maglio è stato considerato il padre dello “sport terapia” in Italia, per i suoi metodi all’avanguardia e la professionalità accogliente ed empatica del suo staff. “Il primo pensiero – commenta la Dott.ssa Milito ricordando Maglio – è che avrei voluto tanto conoscerlo, perché è stato così lungimirante e così capace di andare oltre. Credo che sia una di quelle persone da cui ancora tutti noi dovremmo apprendere tanto”.