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Ponza, l’ombra della droga nel giallo del pugile ucciso: otto indagati, coinvolto anche il coinquilino

Una rete di spaccio e traffico di droga dietro alla morte di Gianmarco Pozzi. Il 28enne trovato senza vita ad agosto 2020, a Ponza, a poche centinaia di metri dalla casa che condivideva con altri ragazzi. Tra gli otto indagati per detenzione e spaccio di stupefacenti (5 ai domiciliari e 3 con obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria) c’è anche uno dei coinquilini dell’ex campione di kickboxing. Ma tutti gli indagati secondo gli investigatori erano collegati al pugile. Avvalorando l’ipotesi della famiglia di Pozzi secondo la quale “Gimmy” sarebbe stato ucciso nell’ambito del traffico di stupefacenti tra Ponza e Roma e non per una caduta accidentale. Le indagini del Norm di Formia sono partite proprio dopo il ritrovamento del cadavere. Ed hanno svelato una strutturata attività di spaccio estiva nel periodo di massimo afflusso turistico sull’isola di Ponza.

Un volume d’affari rivelato dagli stessi indagati intercettati dai carabinieri: 5mila euro al giorno per un totale di circa 150mila euro al mese. I canali per rifornirsi di cocaina e hashish sono stati individuati nell’hinterland dal capoluogo campano e nella Capitale, soprattutto nella piazza di spaccio nel quartiere di Laurentino 38. Al centro dell’inchiesta il Blue Moon, il locale dove il 28enne lavorava come buttafuori, il cui titolare è stato arrestato.