Home NOTIZIE CRONACA Omicidio Willy, chiesto l’ergastolo per i fratelli Bianchi

Omicidio Willy, chiesto l’ergastolo per i fratelli Bianchi

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Ergastolo per i fratelli Bianchi e 24 anni di reclusione per Francesco Belleggia e Mario Pincarelli. Queste le condanne chieste dal pm Taglialatela alla Corte d’Assise del Tribunale di Frosinone per la morte del 21enne Willy Monteiro Duarte, massacrato di botte a Colleferro la notte tra il 5 e il 6 settembre 2020.

“Stiamo per chiedere le pene, ma qualunque sia la pena, se ci sarà, è solo un aspetto – ha detto il pm Taglialatela. – La pena anche più severa deve contenere anche una speranza, che riguarda loro stessi, un cambiamento, un rinnovamento, una redenzione e un pentimento autentico”. E rivolgendosi agli imputati, riporta Adnkronos, ha detto: “Cambiate, pentitevi, non solo per la vittima in sé, che lo reclama, ma per voi stessi e per chi ci sarà ad aspettare”.

Nel corso della requisitoria il pm Taglialatela ha ricostruito la notte in cui il giovane Willy è stato ucciso: “Non ci sono elementi che possano dire che si sia difeso. Il suo corpo, che presenta lacerazioni ovunque, è stato usato come fosse un sacco da pugilato. Willy è stato accerchiato, uno di fronte e due ai lati, è stato preso a calci, schiacciato. Quante gambe devono avere i fratelli Bianchi se sono stati solo loro? Portatemi le prove che abbiano 4 gambe e 8 braccia, ma non è così – riporta l’Adnkronos. – Perché è stato ucciso Willy? Cosa diciamo alla madre? Non aveva alcuno strumento di difesa, mentre uno gli schiacciava il diaframma, due lo pestavano. E’ stato ucciso senza motivo, perché si trovava al posto sbagliato nel momento sbagliato”.

E sugli imputati ha detto: “Parliamo di soggetti al centro in passato di vicissitudini processuali, conosciuti come pericolosi e perché praticano Mma, il più violento tra gli sport di contatto che richiede una certa accortezza da chi lo pratica e conosce le conseguenze dei colpi La prestanza fisica, la preparazione atletica acquisita vengono utilizzate come arma per imporsi e prevaricare sugli altri soggetti coi quali entravano in contatto per annientare il contendente e metterlo in una condizione di impossibilità di reagire, senza pensare alle conseguente dei colpi e indifferenti alla minorata difesa della vittima”.