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Roma, termovalorizzatore: i pro e i contro. Dubbi su Santa Palomba

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Come indorare la pillola del termovalorizzatore agli occhi dei romani? Non è certamente una scoperta dell’ultim’ora che, quando si va a toccare il portafogli, è facile ottenere maggiore attenzione dagli scettici e rendere più digeribile un boccone amaro. E così l’amministrazione Gualtieri non fa mistero di quello che il nuovo impianto di trattamento dei rifiuti potrebbe significare per i romani: non solo una possibile risoluzione della questione rifiuti, riducendo il fabbisogno di discariche ad un solo, piccolo sito di servizio. Ma una importante riduzione sulla Tari, che il sindaco ha stimato intorno al 20%. Non la peggiore delle notizie da dare ai cittadini, certamente. Così come non vanno sottovalutate le altre prospettive presentate dal Campidoglio: riduzione delle emissioni del 44%, produzione di energia elettrica per 150mila famiglie e risparmio di gas significativo per 60mila famiglie all’anno. Posta così, la scelta di Gualtieri non sembrerebbe avere controindicazioni, ma la musica cambia se si sposta l’analisi sul dettaglio del luogo dove il termovalorizzatore dovrebbe sorgere. L’area individuata, la zona industriale di Santa Palomba, è all’estrema periferia sud della Capitale, con affaccio sui territori di Pomezia, Ardea e Albano Laziale. Le rispettive comunità sono già in allarme: sono infatti tante le criticità già note, dallo status geologico dell’area, una cava di zolfo ancora attiva, alla vicinanza di industrie e di un centro abitato in espansione, quello di Roma 2, fino alla recenti scoperte di un’antica necropoli romana in prossimità della stazione ferroviaria.