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Roma, la crisi della ristorazione continua tra Covid e rincari

LA SICILIA IN ZONA GIALLA RIAPRONO RISTORANTI E BAR CON CONSUMAZIONE AI TAVOLI ALL'APERTO, ARANCINI

Prima il Covid, ora il rincaro di bollette e materie prime. Non c’è pace per il settore della ristorazione romana. Che, negli ultimi due anni segnati dalla pandemia, ha visto cadere sotto i colpi delle restrizioni più di 4mila imprese per un totale di 24mila lavoratori rimasti senza occupazione. Chi è riuscito a resistere alla pandemia ora si trova a fare i conti con una nuova emergenza.

E’ il quadro descritto dall’indagine sulla salute del settore condotta da Fipe Confcommercio. Dopo le chiusure, le riaperture a singhiozzo, i tavoli distanziati e le altre restrizioni, bar e ristoranti devono far quadrare i conti nonostante l’impennata dei prezzi di energia e materie prime. E dovranno farlo senza aumentare troppo il costo del prodotto finale, per non rischiare di perdere i clienti abituali.

Gli aumenti, già presenti sui prezzi di listino, vanno dal 2,1% del pasto in pizzeria fino al 4,4% del caffè, comunque più bassi rispetto al resto di Italia. Secondo Fipe Confcommercio 6 imprese su 10 torneranno ai fatturati pre-Covid solo dopo il 2023. Il periodo nero per il settore della ristorazione continua, e il 2021, che avrebbe dovuto segnare il ritorno alla normalità anche per bar e ristoranti, ha prodotto una crescita dei fatturati solo per il 16% delle imprese del Lazio.

E’ continuato a scendere, invece, il volume di affari del 73% degli imprenditori. L’unico modo che hanno per sopravvivere è quello di limitare gli invest8imenti e chiedere presiti alle banche. Ma senza un aiuto concreto da parte del governo, lamentato i sindacati di categoria, migliaia di altre attività rischiamo di chiudere.