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Aldo Moro, 44° anniversario dell’agguato di via Fani

44 anni fa le Brigate Rosse rapirono Aldo Moro e uccisero gli agenti della sua scorta in via Fani. Oggi la cerimonia in ricordo di una delle pagine più buie della storia italiana.

Il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti e il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri hanno partecipato questa mattina alla cerimonia in ricordo del 44° anniversario del rapimento di Aldo Moro e degli agenti della scorta uccisi per mano delle Brigate Rosse. Un evento che deve essere ricordato e che ha scritto pagine drammatiche della storia italiana, le cui immagini ormai sono diventate tragicamente famose.

44 anni fa le Brigate Rosse rapirono Aldo Moro, l’allora presidente della Democrazia Cristiana, e uccisero gli agenti della scorta: Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Giulio Rivera, Francesco Zizzi, Raffaele Iozzino. Via Fani fece da sfondo ad uno dei periodi più bui della storia italiana. Quel 16 marzo 1978 alle ore 8.45 i componenti del nucleo armato brigatista si posizionarono tra via Fani e via Stresa, aspettando che Moro passasse. Attimi di paura sono succeduti alla prima azione con un sottofondo di colpi di pistola a cui però l’Onorevole restò totalmente illeso. Il tutto avvenne in maniera repentina, organizzata in tutto e per tutto fino ad arrivare così al momento del rapimento. L’intera azione durò circa tre minuti, dalle 9:02 alle 9:05, ma le reazioni furono immediate.

La notizia arrivò ad ogni angolo del Paese. Furono tanti i commenti e le dichiarazioni che seguirono quei pochi, ma indelebili minuti, come quella di Enrico Berlinguer, segretario del PCI, che sottolineò come quel gesto fu un «tentativo estremo di frenare un processo politico positivo». L’azione, infatti, venne compiuta in un giorno fondamentale per la storia italiana. Quel 16 marzo sarebbe stato il giorno in cui si sarebbe dovuta votare in parlamento la fiducia al nuovo governo guidato da Andreotti che avrebbe successivamente segnato l’inizio della stagione del compromesso storico.

A Roma i negozianti abbassarono le serrande delle proprie attività, gli studenti uscirono dalle aule delle scuole per riunirsi in assemblee. Tutto ciò che rientrava nelle attività quotidiane venne sospeso immediatamente.

«Questa mattina abbiamo sequestrato il presidente della Democrazia Cristiana Moro ed eliminato la sua guardia del corpo, teste di cuoio di Cossiga. Seguirà comunicato. Firmato Brigate Rosse» questo è il messaggio con cui le Brigate Rosse rivendicarono l’azione con una telefonata di Valerio Morucci all’agenzia ANSA alle ore 10:10. Radio e televisione interruppero le trasmissioni per mandare in onda notiziari in edizione straordinaria.

Oggi Zingaretti e Gualtieri hanno deposto una corona di alloro lì dove le Brigate Rosse sequestrarono Aldo Moro e dove hanno perso la vita i cinque agenti della sua scorta. Anche via social il ricordo non è mancato. Il segretario del Pd Enrico Letta scrive: «Raffaele Iozzino, Oreste Leonardi, Domenico Ricci, Giulio Rivera, Francesco Zizzi. L’Italia si ferma a ricordare il loro sacrificio in via Fani, il destino di famiglie straziate dalla follia criminale brigatista e i giorni più duri della nostra storia repubblicana».
Segue anche il ricordo di Elisabetta Casellati, presidente del Senato: «Il 16 marzo di 44 anni fa l’intero Paese si fermava davanti al più grave attacco subito dalla Repubblica. L’agguato di via Fani, il rapimento di Aldo Moro e il sacrificio della sua scorta hanno cambiato per sempre la nostra storia. L’Italia non dimentica».
Così anche il presidente della Camera, Roberto Fico: «Aldo Moro diceva che la verità è sempre illuminante e ci aiuta ad essere coraggiosi. Ritengo che questa verità non sia soltanto un atto dovuto nei confronti delle vittime e dei loro familiari, ma anche uno strumento indispensabile per rendere sempre più forte e salda la nostra democrazia».