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Covid e misure restrittive presentano il conto: già chiusi hotel e 2000 aziende

La protesta che continua in questi giorni a Roma da parte dei lavoratori dello Sheraton, ha il potere di rimettere sotto i riflettori una situazione critica, quella del settore alberghiero, che in realtà ha da tempo assunto proporzioni macroscopiche. Se si sommano infatti questi 164 esuberi ai lavoratori del Cicerone, del Majestic e infine dell’Ambasciatori Palace, la crisi occupazionale degli hotel romani conta ben 300 persone messe alla porta fra i professionisti direttamente impiegati nel turismo, con una crisi dell’indotto che vale, secondo le stime, circa 8mila posti di lavoro a rischio. La mobilitazione sindacale si può riassumere con una frase: “salviamo il turismo” resta spesso soltanto uno slogan, e in una città come Roma dovrebbe diventare una priorità della politica. Perché la sensazione è che quella che appare come una vera ecatombe di lavoratori stia accadendo nel silenzio o quasi: tralasciando il solo settore del turismo, a fare una fotografia impietosa ma reale della situazione sono i dati di Unioncamere: a Roma il settore produttivo sanguina, contando nel 2021 circa duemila imprese che hanno cessato la propria attività. Ovvero, circa 5-6 aziende che scompaiono al giorno nel solo territorio di Roma. E il trend dei consumi in questo nuovo anno non entusiasma: dal 19 al 20 per cento in meno rispetto al periodo pre pandemia. E se dal punto di vista sanitario, facendo gli scongiuri, le istituzioni sembrano ormai aver domato il virus, quello che lavoratori e imprese chiedono a gran voce, allo Stato, è che venga assicurato lo stesso impegno per vincere la crisi.