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Scuola, tra disagi e casi in aumento: il rientro è ancora nel caos

Quasi una settimana dopo il suono della prima campanella che ha segnato il rientro a scuola degli studenti romani, rimangono dubbi e problemi. E se ne aggiungono di nuovi. Come il malfunzionamento dei caloriferi in alcuni istituti della città, costretti a mandare a casa intere classi. È successo in una scuola primaria a La Storta, dove un guasto alle tubature ha reso impossibile la permanenza in aula.

Il freddo diventa così una delle principali contromisure al diffondersi del Covid, perché le scuole sono obbligate a lasciare le finestre aperte in classe, ma allo stesso tempo nemico della didattica in presenza, quando i termosifoni non funzionano. E a questo si aggiungono i problemi noti, denunciati da giorni da presidi e studenti.

Aule e trasporti sovraffollati, mascherine Ffp2 non garantite e un sistema di tracciamento da rivedere. Mentre l’impennata dei contagi nel Lazio tiene a casa 17.500 studenti e 10mila docenti. Così gli orari vengono tagliati e le classi suddivise in gruppi: chi a scuola e chi a casa, in una sorta di didattica ibrida che potrebbe proseguire ancora per settimane.

Il rientro definito insicuro è il motivo per cui domani, venerdì 14 gennaio, l’associazione Unione degli studenti, ha proclamato lo sciopero studentesco nazionale. Ragazzi in piazza in tutta Italia, per chiedere un intervento mirato sui problemi strutturali come classi pollaio e mezzi sovraffollati. Nel Lazio l’ondata di protesta è iniziata lunedì, con scioperi e manifestazioni in molti istituti. Ieri gli studenti di Monterotondo hanno protestato davanti alla sede del Comune.