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Scuola, resiste la quarantena ‘soft’. Costarelli (presidi Lazio): “Atteggiamento irrispettoso, persa qualsiasi logica”

Tutti di nuovo in quarantena con un positivo in classe. Anzi, no, si continua con il protocollo firmato a inizio novembre. Il doppio dietrofront è arrivato nel giro di 48 ore. È cambiato tutto ma non è cambiato nulla. La circolare non ha fatto nemmeno in tempo ad essere letta dai presidi che il premier Draghi l’aveva già stoppata. Lo ha ripetuto a più riprese: la priorità è la scuola in presenza. Così la decisione presa nella notte di lunedì dal direttore generale della prevenzione del ministero della Salute Giovanni Rezza e dal presidente del Miur Jacopo Greco, in accodo con il ministero dell’Istruzione, è caduta nel vuoto.

Si continua come deciso a novembre: la Dad scatta solo con tre positivi in classe dai 12 anni in su, con due al di sotto dei 12 anni. Una giravolta di circolari che sta mandando in confusione le scuole: “Siamo nel teatro dell’assurdo. Nel giro di tre giorni sono cambiate tre volte le disposizioni. È un atteggiamento che sta disorientando e che sta facendo perdere alle scuole quelle piccole certezze che avevano. Non è un atteggiamento rispettoso nei confronti del mondo dell’istruzione e delle famiglie che sono interessate da questi provvedimenti”, dice a RadioRoma.it Cristina Costarelli, presidente dei presidi per il Lazio.

Difficile capire il motivo del doppio dietrofront: “La prima circolare del 3 novembre (che ha introdotto il protocollo light Ndr) è uscita in un momento inadeguato, un momento in cui i contagi stavano aumentando – spiega Costarelli -. Con meccanismo complicatissimo e insostenibile, non solo per le scuole ma anche per i territori. Ieri è stata persa qualsiasi logica, perché ci è stato detto che le stesse persone smentiscono sé stesse. Tutto questo ci lascia sbalorditi. Si sta giocando con il mondo della scuola e questo non ha senso”.

Secondo Costarelli, con il protocollo soft, “l’obiettivo di mantenere una continuità didattica in presenza non si sta comunque ottenendo”, perché “c’è paura. Paura da parte delle famiglie, che spesso non rimandano a scuola i propri figli anche se esiste la possibilità di farlo”. E con il passare del tempo, e l’aumento dei contagi, applicare il protocollo in vigore da novembre è sempre più difficile: “Prendiamo ad esempio una scuola con sette classi, con 30 alunni per classe – spiega la presidente dei presidi per il Lazio -. È difficilissimo che tutti nello stesso giorno trovino un posto dove fare il tampone se viene scoperto un caso positivo. Quindi fanno il tampone zero dopo 5 giorni, quando dovrebbero fare il secondo. A quel punto non ha più senso questa procedura perché diventa lunga quanto l’altra”.

La soluzione migliore sarebbe “tornare al passato, quando con un positivo si sospendevano le lezioni in classe. La procedura si era ormai consolidata nelle scuole, quindi in questo momento è l’unica strada percorribile. Quindi quarantena, poi rientro dopo 7 giorni per i vaccinati, dopo 10 con il tampone e dopo 14 senza tampone. Non capisco l’ostinazione a voler cambiare il protocollo”, spiega Costarelli. Che sulla situazione Covid nelle scuole del Lazio dice: “Ci saranno un migliaio di classi in quarantena. Con una maggiore concentrazioni negli istituti comprensivi. Quindi al momento la fascia dì età più colpita è quella della scuola primaria, cioè dove gli alunni non sono vaccinati. Nelle scuole superiori la situazione è sotto controllo, evidentemente perché molti sono vaccinati”.