Home NOTIZIE CRONACA Pontecorvo, collaborava con i Casalesi: confiscati i beni di un imprenditore

Pontecorvo, collaborava con i Casalesi: confiscati i beni di un imprenditore

La Camorra fa affari in provincia di Frosinone, come – del resto – anche nel resto del Lazio. Le denunce ufficiali delle istituzioni antimafia si moltiplicano da anni e trovano conferma anche nelle operazioni di cronaca che si succedono sempre più frequentemente. L’ultima conferma oggi, con la confisca di beni per oltre 200mila euro ad un imprenditore ritenuto vicino ad una delle organizzazioni criminali più potenti.

Auto di lusso per i capi clan
Nel mirino è finito un imprenditore di Pontecorvo, titolare di un’attività nel settore delle automobili di lusso, collaborava con il clan e, in particolare, direttamente con il bos Francesco Schiavone, capo del clan dei Casalesi: oltre ad aprire le casse della propria società ai proventi illeciti dell’organizzazione climinale per un giro di oltre un milione e mezzo di euro, il manager forniva autoveicoli di grossa cilindrata che venivano utilizzati dai membri apicali della banda per spostarsi, eludendo i controlli delle forze dell’ordine.
Il sequestro è diventato effettivo dopo la sentenza di condanna emessa dai giudici del Tribunale di Cassino nei confronti del collaboratore di giustizia Nicola Schiavone, figlio del capo clan. Tra i beni confiscati in esecuzione del verdetto emesso dal Tribunale di Cassino, figurano quote societarie, autoveicoli e polizze intestate all’imprenditore connivente.

Un giro d’affari milionario
In oltre due anni di indagini le Fiamme Gialle hanno ricostruito l’intricato puzzle degli interessi dell’organizzazione camorristica nel Cassinate e le accuse sono state confermate nel corso del processo dalle dichiarazioni del boss e di altri collaboratori di giustizia. Nel processo è stato possibile accertare e tracciare un movimento economico pari a 200 mila euro, l’importo effettivamente confiscato dalle fiamme gialle. Secondo la Guardia di Finanza questa sentenza cristallizza  definitivamente il radicamento e l’operatività nel territorio cassinate del clan dei Casalesi, che, tramite prestanome ed imprese colluse, ha reinvestito nel tessuto economico locale i proventi derivanti dalle attività illecite consumate sul territorio.