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Roma, l’esclusione dall’Eurovision è un caso politico

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Ci sono due letture possibili della vicenda che ha portato all’esclusione di Roma come location dell’Eurovision. Per il Campidoglio un episodio sfortunato da accettare considerando l’impegno e il lavoro messo in campo per portare la kermesse nella Capitale. Per le opposizione, l’ennesima testimonianza di una gestione fallimentare della città da parte di Virginia Raggi. Ma comunque la si guardi, una sonora sconfitta per tutti, che va ad alimentare le schermaglie politiche.
Vero è che un pizzico di sfortuna c’è stata, con l’indisponibilità del Palalottomatica che nei giorni dell’Eurovision ospiterà già Notre Dame de Paris. La Giunta ha così proposto la Nuova Fiera di Roma, location bocciata per una questione di pochi metri mancanti per l’altezza del soffitto.
“Altra prova di superficialità e inefficienza” ha commentato il candidato sindaco di centrosinistra Roberto Gualtieri, sottolineando la leggerezza di proporre un solo sito già noto per essere inadeguato. L’ex 5 stelle e ora esponente di Forza Italia, Marcello de Vito, ha presentato un’interrogazione urgente. “La Raggi riferisca, ennesimo smacco alla nostra città da una giunta inadeguata”. Sono dunque Milano, Torino, Bologna, Pesaro e Rimini le città in lizza per ospitare l’Eurovision, con i benefici che conseguono da un evento portato in Italia, però, dalla band romana dei Maneskin.