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I Medici Veterinari e il Consiglio Nazionale: con la pandemia centralità e importanza della professione per gestire complessità. È il momento di pensare al futuro

Roma, 15 luglio 2021. È stata una tre giorni di lavori serrati, dedicati all’oggi e al domani della professione medico veterinaria.Un Consiglio Nazionale FNOVI all’insegna dell’ottimismo, della fiducia, della volontà di fare sempre bene e meglio, e di una rinnovata effettiva “centralità” della professione, ora più che mai evidente agli occhi di tutti per poter contrastare il momento difficile in cui un piccolo virus ha impietosamente mostrato, con le fragilità del nostro Paese, il fallimento del regionalismo differenziato in sanità. Da ciò, la necessità di recuperare un “rinnovato senso comune” e la responsabilità del mondo dei medici veterinari: fattori principali e determinanti per gestire la complessità del momento e l’urgenza di dovere decisamente ripensare il futuro. La Federazione Nazionale Ordini Veterinari Italiani riunita, nei giorni scorsi, a Roma, forte anche della partecipazione del ministro alla Salute Roberto Speranza che ha più volte ribadito il ruolo decisivo e imprescindibile della professione medico veterinaria nel sistema sanitario nazionale, chiude l’importante momento e confronto istituzionale evidenziando un tema di fondo: l’organizzazione, la formazione, ma anche l’informazione e la divulgazione, sono il compito precipuo e ineludibile di enti pubblici, sussidiari dello Stato, come appunto la Fnovi, e costituiscono nello specifico le precondizioni per prevenire, oltre che contrastare, le future crisi sanitarie, attraverso valutazioni approfondite e azioni concrete, e non solo confidando nella “fortuna” che eventi episodici non diventino pandemici, come avvenuto, appunto fortunatamente, per Ebola, SARS e MERS, virus troppo aggressivi e mortali per potersi diffondere con successo e “silenziosamente” nell’uomo e su tutto il pianeta.   La pandemia da SARS-CoV-2, oltre il compito fondamentale di studio, prevenzione e cura esercitato dai virologi, ha evidenziato quello altrettanto determinante esercitato della medicina veterinaria, accanto a quella generale e chirurgica, e poi a quella degli scienziati dell’ambiente. Tutti assieme, tutti uniti, in una necessaria dimensione collettiva e aggregativa inter e multi disciplinare, ora che il pericolo è chiaro a tutti, per porre rimedio all’attività dell’uomo e cambiare il suo destino, contrastando i virus. La “lezione” degli studi veterinari è che il fattore scatenante del salto di specie, e dunque delle epidemie, è l’aumento dei contatti tra l’essere umano e le specie selvatiche, a seguito della distruzione dei loro habitat naturali, in particolare le foreste, oggetto di un’aggressione senza precedenti per ricavare terreni agricoli, materie prime, e per realizzare infrastrutture. Come pure, anche se in misura minore, il bracconaggio e il commercio illegale di fauna selvatica, viva o morta, che favoriscono anche qui il contatto con potenziali veicoli di infezione.

È stato calcolato che il 75% dell’ambiente terrestre e circa il 66% dell’ambiente marino sono stati modificati in modo significativo – ha chiarito nella sua relazione il presidente nazionale FNOVI, Gaetano Penocchio – e che circa 1 milione di specie animali e vegetali rischiano l’estinzione. Ed anche questa drammatica emergenza può favorire il meccanismo dello spillover, dalle specie a rischio sfrattate dai loro habitat, all’uomo. La pandemia che stiamo vivendo dovrebbe indurci ad un bagno di umiltà, perché nemmeno i nostri straordinari progressi in campo medico e tecnologico potrebbero in futuro metterci al riparo da nuove e devastanti emergenze. Del resto, vale sempre lo stesso vecchio e familiare principio: prevenire è meglio che curare”.  “La pandemia – ha chiarito ancora Penocchio – ha mostrato come fosse inadeguata quella politica che ha gestito la sanità italiana come un servizio commerciale, più attento agli obiettivi economici e di budget che ai bisogni di salute, per poi scoprirsi disarmati difronte al bisogno. Dal 2009 al 2019 abbiamo visto la nostra sanità diventare sempre meno pubblica, con una riduzione di personale sanitario del 6,5% e dei Medici Veterinari del 15%. Serve il coraggio di ridefinire i fondamentali sui quali costruire una comunità che senta l’esigenza di prendere in considerazione gli interessi meta-individuali, non come risultato dell’interazione di quelli personali, ma come obiettivo autonomo e specifico. Questo non tocca solo allo Stato, ma secondo il principio di sussidiarietà, tocca anche a noi”.   “In una sanità ‘giusta’ e all’altezza di un grande Paese – ha specificato il Presidente Fnovi – il rispetto delle previsioni economiche non può arrivare a pregiudicarne il fine. Questo consente di focalizzare la grande lezione della pandemia. Per vincere le grandi sfide è necessaria una metanoia, un radicale mutamento del modo di pensare, giudicare, sentire passando dalla cultura dell’individuo a quella del ‘noi tutti’. Allevamenti e agricoltura di precisione sottendono un’attività medico veterinaria di precisione: ovvero medici con competenze capaci di compendiare salute, benessere degli animali, efficienza della produzione, tutelando la biodiversità, riducendo al minimo gli impatti negativi della produzione animale e favorendo una integrazione tra allevamento e ambiente. Serve perciò un profilo professionale dedicato, e a questo devono avere attenzione i Dipartimenti universitari. Un disegno specialistico per formare un medico veterinario preparato nella organizzazione di sistemi che fanno uso di tecnologie innovative, che conosca le tecniche GIS e di Digital mapping di robotica e sensoristica, capace di utilizzare tecniche di precisione applicate alla gestione diretta degli animali dal punto di vista produttivo, riproduttivo e alimentare, nonché al monitoraggio di precisione delle malattie infettive e non infettive. Questo medico veterinario dovrà conoscere i sistemi di agricoltura di precisione e fare valutazioni di impatto ambientale degli allevamenti”. I Medici Veterinari trovano poi specifico e importante ruolo nello sviluppo di una filiera agroalimentare sostenibile, con l’obiettivo di intervenire sulla logistica dei settori agroalimentare, pesca e acquacoltura, per la garanzia di tracciabilità dei prodotti, la riduzione degli sprechi alimentari, il miglioramento della capacità di stoccaggio delle materie prime, al fine di preservare la differenziazione dei prodotti per qualità, sostenibilità, tracciabilità e caratteristiche produttive, e potenziare la capacità di esportazione dell’agroalimentare italiano, con il miglioramento della sostenibilità del processo produttivo, la riduzione/eliminazione dei rifiuti con il loro riutilizzo a fini energetici. Comunicare la “competenza”, è poi l’altra questione urgente che risponde alle istanze culturali del tempo ed ai bisogni della professione. Quindi ecco come priorità assoluta la promozione di One Health, l’interconnessione tra la salute degli animali, delle persone e degli ecosistemi. I Medici Veterinari hanno molto da offrire in molte aree di One Health, compresa l’educazione One Health per studenti di medicina e veterinaria.   “Per tutto ciò – ha concluso Penocchio – è chiaro che per una professione come questa dei veterinari serve unità di intenti, rafforzamento di sinergia e di lavoro condiviso incoraggiando le aggregazioni di Medici Veterinari che lavorano nei diversi campi/settori (pratica clinica, ricerca, definizione delle politiche, igiene alimentare, istruzione e industria, ecc.) a costruire reti multilaterali. I Medici Veterinari meritano di essere riconosciuti e apprezzati per il loro contributo alla salute degli animali, al benessere degli animali, alla salute pubblica e alla protezione dell’ambiente”.

Ufficio Stampa FNOVI – Federazione nazionale Ordini veterinari italiani

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