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Seconda dose Pfizer ‘ritardata’: il Tar del Lazio respinge il ricorso contro. Il sindacalista: “Sciopero della fame ad oltranza”

Il Tar del Lazio, con decreto cautelare ha respinto la richiesta di sospensiva presentata contro la circolare del ministero della Salute sul prolungamento dell’intervallo fra prima e seconda dose del vaccino Pfizer. Una notizia importante che dà serenità e certezza alla campagna vaccinale, evitando pericolosi stop“.

Così, pochi istanti fa, l’assessore alla Sanità e integrazione sociosanitaria della Regione Lazio, Alessio D’Amato, ha reso noto che il Tar del Lazio ha deciso di respingere il ricorso presentato da un gruppo di cittadini, contro il prolungamento di diversi giorni, della seconda dose del vaccino Pfizer.

Seconda dose Pfizer, D’Amato: “Non diminuisce l’immunizzazione su quanti la faranno 35 giorni dopo”

Non senza orgoglio quindi D’Amato ha anche tenuto a rimarcare che la decisione del Tar giunge “peraltro, in un giorno in cui tutte le principali istituzioni sanitarie del nostro Paese, dal Consiglio superiore di sanità ad Aifa, hanno rimarcato la bontà della scelta, sia per motivi scientifici che per motivi pratici”.

Quindi, ha poi esortato l’assessore, ”Ora avanti tutta, l’applicazione della circolare del ministero della Salute consentirà nel solo mese di maggio di vaccinare con prima dose oltre 100mila cittadini in più, aumentando il tasso di copertura, senza diminuire gli effetti di immunizzazione su coloro che riceveranno la seconda dose a 35 giorni”.

Seconda dose Pfizer, anche AstraZeneca, inizialmente ‘consigliata’ agli over 60 ora è per tutti…

Una decisione che certo lascia ‘interdetti’ quanti, il sindacalista del Cobas nazionale Francesco Iacovone in primis (che da 4 giorni è in sciopero della fame), avevano imbracciato questa causa alla luce di quanto riportato dal bugiardino stesso del farmaco Pfizer che, come ribadito dalla direttrice della sede italiana del colosso farmaceutico, raccomanda l’inoculazione della seconda dose a 21 giorni dalla prima.

Evidentemente, ci auguriamo seriamente, D’Amato & C. hanno le loro ragioni per perseverare in questo piano.

Del resto, come nel caso di AstraZeneca, ‘raccomandato’ per gli over 60, ed ora distribuito a tutti come fosse ‘acqua fresca’, sicuramente vi saranno specifici studi che ne consentono la libera distribuzione anche a fasce d’età differenti.

Seconda dose Pfizer ritardata, Iacovone (Cobas): “Una scelta tutta politica, altro che scienza”

Dal canto suo, Francesco Iacovone (il sindacalista del Cobas nazionale, da 4 giorni in sciopero della fame), ha commentato la decisione del tar affermando che “Un rinvio senza sospensiva che non ci soddisfa, perché tutti quelli che da qui al primo giugno hanno ricevuto la prima dose, riceveranno la seconda posticipata. Mi sono trovato catapultato in questo gruppo creato da Stefania Sambataro che assieme ha condotto in prima linea la battaglia, e ho toccato con mano la sofferenza delle persone anziane e con fragilità. Con patologie importanti e fiaccate nella psiche da oltre una anno di pandemia. Donne e uomini gettati nella disperazione per una scelta tutta politica che nulla ha a che vedere con la scienza“.

Seconda dose Pfizer ritardata, Iacovone (Cobas): “Ora vaccinano in massa con AstraZeneca”

La Regione Lazio e il Cts sono responsabili nell’aver alimentato, dopo il caso Astrazeneca, la sfiducia dei cittadini nella scienza, tanto più che mentre disattendono le indicazioni e il bugiardino della Pfizer per il richiamo del vaccino a 21 giorni, stanno vaccinando in massa con Astrazeneca tutte quelle fasce d’età per le quali quel vaccino è sconsigliato, contravvenendo alle raccomandazioni dello stesso Cts e dell’Aifa. Al Generale Figliuolo voglio dire che non siamo in guerra, ma siamo nel pieno di una crisi sanitaria che si combatte con il rigore della scienza”.

Seconda dose Pfizer ritardata, Iacovone (Cobas): “Proseguo con la mia protesta non violenta”

Ma non solo, tiene a rimarcare ancora il sindacalista, “Sono in pena per tutti i miei compagni di viaggio, persone che mi hanno sostenuto per tutti e quattro i giorni dello sciopero della fame. Fino a condividere sul loro stesso corpo questa forma di lotta nonviolenta. Chiederò loro di sospendere questa protesta nonviolenta per proseguirla da solo”, ribadisce Iacovone prima di concludere: “Costi quel che costi”.

Max